TERAMO – Inaccettabile che il tuo sorriso sia stato cancellato con violenza dalle onde. Inaccettabile saperti in difficoltà mentre cercarvi aiuto proprio tu che ad ogni domanda profonda fuggivi dalla realtà della tua condizione. Quante volte la sera ti abbiamo chiesto di tornare a casa perchè il giorno dopo saresti andato a scuola, quante volte ti abbiamo richiamato per il tuo comportamento adulto, maschera della tua effettiva età, ma ogni volta il tuo sorriso e le tue risposte impreviste ci hanno invaso, contagiato e ridimensionato.
Siamo stati fortunati a conoscerti perchè così profondamente diverso dai tuoi coetanei, non solo per questione etnica, ma di più per lo spirito di vita, per la voglia di vita imparagonabile rispetto a chi passa le proprie giornate a trascinarsi nella noia di attività extrascolastiche mal digerite.
Personalmente ti ho conosciuto due anni fa quando, a notte fonda, ti vidi risalire con agilità sui pattini verso il quartiere di Villa Mosca e da subito mi sono chiesto com’era possibile che di notte fonda un bimbo potesse girare solo per la città.
La città distante, o nella migliore delle ipotesi distratta, che non ti ha protetto come invece la tua condizione avrebbe richiesto e che divertita ti ha accettato senza assumersi alcun impegno.
Inutile nascondere l’ipocrisa del compianto quando della tua giornata di mare resta una domanda sorda: come sia stato possibile che con il mare mosso siete entrati in acqua in due con un materassino? Prevale la rabbia nel sapere che i soccorritori non hanno creduto al tuo amico che li richiamava per te.
Prevale il senso di ingiustizia per quello che non potrai continuare a darci, per la disuguaglianza che rende gli sforzi dei tuoi cari vani, un acre sapore amaro che toglie il sorriso, per il ghigno con il quale ti salutiamo per l’ultima volta nulla a che vedere con la tua illogica gioia.
Mohamed per noi tutti “Momo”.
Giorgio Giannella