TERAMO – ’’L’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia, di pubblicità e di trasparenza…”
Abbiamo assistito in questi giorni ad una querelle, tra denunce, smentite, botta e risposta tra esponenti del PD e l’assessore alla sanità regionale Veri’, circa il debito della sanità abruzzese.
Per averne contezza basterebbe semplicemente poter leggere le famose carte… ma è proprio questo il tasto dolente!
La giunta Marsilio, soprattutto per quanto concerne l’argomento Sanità, ci ha abituati ad una serie di proclami e spot tipici da campagna elettorale, tenendosi ben stretti gli atti che attestano gli obiettivi che, a chiacchiere, comunica di aver raggiunto. Eppure gli atti amministrativi dovrebbero essere pubblici visto che c’è una legge che lo prevede (legge 241/90 modificata e integrata dalla legge 15/2005).
A tal proposito e per fugare ogni dubbio chiediamo quindi all’assessore Verì di dimostrare, ma con carte alla mano, se quanto da lei affermato riguardo alla correttezza dei conti sia effettivamente come dice ed il buco di 107 milioni di euro contestato, sia una fake news da campagna elettorale.
E visto che ci siamo, ne approfittiamo anche per chiedere come mai, dopo l’ennesimo annuncio in pompa magna, riguardante l’approvazione del piano operativo per l’abbattimento delle liste d’attesa, “finanziato con un fondo di 10 milioni e 934mila euro assegnato lo scorso febbraio alla Regione dal Ministero della Sanità per il recupero delle prestazioni rinviate nel 2021 a causa della pandemia, con una assegnazione di 2 milioni 570mila alla Asl 4 Teramo”, le liste d’attesa nella nostra provincia siano ancora “a caro amico”, costringendo l’utenza a rivolgersi a strutture private o a migrare altrove.
Ma le domande e le troppe perplessità (per usare un eufemismo) non finiscono qui…
In un progetto ben preciso, quello contenuto nel PNRR, che ha come obiettivo una sanità completamente diversa da quella concepita sino ad oggi, soprattutto nei territori del centro sud -che non a caso sono quelli che beneficeranno di maggiori investimenti per sopperire proprio alle gravi carenze riscontrate durante la pandemia, e che proprio quegli ambiti i fondi andranno a colmare – stupisce come ci si ostini ancora ad indirizzare il dibattito sulla costruzione di un nuovo ospedale – è di una manciata di giorni fa l’annuncio, sempre da parte dell’assessore , riguardante la scelta definitiva del sito (Piano D’Accio) in cui dovrebbe sorgere l’ormai fantomatico nuovo nosocomio.
Ora, chiunque si sia preso la briga di leggere il PNRR nella parte riguardante la sanità, sa perfettamente che gli ospedali così come concepiti sino ad oggi, inevitabilmente assumeranno un ruolo decisamente secondario in un progetto innovativo e futuristico che vede le altre strutture – case della salute e ospedali di comunità- come i pilastri del sistema sanitario del prossimo futuro. E dunque?
E restando in tema PNRR, alla Asl di Teramo toccherebbero 6 milioni di euro, ma si è compreso che sono destinati al Mazzini per aggiungere posti letto nelle terapie intensive e sub intensive, digitalizzare il pronto soccorso, per acquistare Tac, Rmn e mammografi nonché mettere in sicurezza a livello sismico l’ospedale?
È chiaro a tutti inoltre che i finanziamenti arrivano per obiettivi e traguardi e che ci sono tempi ben precisi da rispettare, altrimenti i soggetti attuatori (regioni) verrebbero commissariati?
E una volta raggiunti tutti gli obiettivi previsti dal PNRR che si fa? Si chiude il Mazzini perché ce n’è uno nuovo da costruire?
Il M5S ha da sempre sostenuto che costruire un nuovo ospedale e per giunta fuori città costituirebbe uno sperpero di denaro pubblico nonché un annichilimento ulteriore per l’economia di Teramo già provata dal sisma prima e dalla pandemia dopo… figuriamoci oggi con l’aggiunta dei fondi del PNRR che andrebbero praticamente gettati alle ortiche qualora venisse realizzato il folle progetto.
E allora, piuttosto che annunciare nuovi contenitori e siti già scelti nonché cittadelle della salute dell’ultima ora, potrebbe l’assessore parlarci di contenuti e farci sapere che fine ha fatto il piano di riorganizzazione ospedaliera dopo la quarta bocciatura dell’era Marsilio, risalente alla scorso febbraio da parte della commissione tecnica? Inoltre, è arrivato il verbale del tavolo con la formalizzazione degli adempimenti a cui la Regione dovrà conformarsi sulla base di un preciso crono-programma?
In attesa di risposte che certamente non arriveranno, a fare le spese di una ormai manifesta incapacità gestionale continueranno ad essere gli abruzzesi visto che, a fronte degli stucchevoli annunci, l’unico dato certo è che in Abruzzo non esiste ancora una rete ospedaliera e la rete è un atto propedeutico per accedere ai fondi per l’edilizia sanitaria per costruire nuovi ospedali.
Ed a proposito dei fondi relativi sempre al nuovo ospedale da costruire, nel verbale relativo alla seduta della conferenza Stato/Regioni del 31/10/2018 si legge: “si è sancito un accordo per lo stanziamento di euro 81.590.000 frazionati in 7 trance fino al 2024…”,
Se ne desume che nelle casse della regione, degli 81.590.000 ce ne sia solo una parte a questo punto. È falso anche questo?
Qualora l’assessore ritenesse di dover smentire, è pregata di farlo con tanto di documentazione allegata, spiegando anche come mai la stessa non è stata resa pubblica in ogni suo passaggio.
Per tutti questi motivi, auspichiamo più che mai che per il futuro si smettano di costruire castelli, anzi ospedali in aria e ci si basi esclusivamente sui dati per aprire finalmente un dibattito serio e concreto sul futuro della sanità del nostro territorio.
La stagione della vendita di fumo è davvero al capolinea – Pina Ciammariconi –