TERAMO – E’ sempre una buona pratica che alle parole seguano poi i fatti perché, in caso contrario, vuol dire che si predica bene ma si razzola male. Si chiama coerenza ed è quella che manca all’amministrazione D’Alberto. La stessa amministrazione che esaltava, giustamente, il valore della “trasparenza” e che aveva fatto del “cambiamento” la propria bandiera. Ma quale trasparenza? Quale cambiamento?

Non ci è piaciuto, e tanto meno ci ha convinto in questi quattro anni, il modus operandi dell’amministrazione. D’Alberto quando guidava l’allora opposizione (oggi maggioranza) aveva marchiato a fuoco il numero degli assessori nell’esecutivo di centrodestra parlando di «sperpero del denaro pubblico», eppure lui non ha fatto di meglio portando la sua Giunta a nove scranni. E’ questo il cambiamento che D’Alberto propone? Prendiamo, ad esempio, l’attuale ufficio di staff del sindaco e facciamo due conti facili facili: oggi risulta conta cinque persone e per la prima volta c’è anche un social media manager. Nel dettaglio, lo staff risulta composto di due profili in posizione D1 – quindi funzionari – e di tre in posizione C1. Costo complessivo, 124.038.96 mila euro l’anno. Ora, però ad autorizzarci a sostenere che l’amministrazione D’Alberto non abbia portato cambiamento quanto un peggioramento, è arrivata anche la Delibera n. 80 dello scorso 25 marzo. La delibera va a quantizzare in 120mila euro (Iva compresa) l’acquisizione – all’esterno – di “servizi di comunicazione integrata a supporto delle attività di pianificazione strategica per lo sviluppo di Teramo città capoluogo”. Nello specifico, 60 mila euro per l’annualità 2022 e altri 60 mila per l’annualità 2023. Semplificando, sono ulteriori 120mila euro spesi nella comunicazione che vanno ad aggiungersi ai costi dello staff e a quelli dell’Ufficio stampa del Comune che c’è, esiste. Come verranno impiegati questi ulteriori 120mila euro? La delibera lo motiva: “In un percorso comunicativo diviso in macroaree: l’elaborazione di un processo programmatico; la redazione di un piano editoriale che risponda alle specifiche esigenze dell’Ente; il supporto e la collaborazione alla gestione dei rapporti con i principali canali d’informazione; la gestione dei canali social ufficiali dell’Ente; la promozione e l’organizzazione di eventi istituzionali e la redazione e diffusione di materiale informativo dell’Ente”. Decisamente non è poco per chi, in passato, dai banchi della minoranza, aveva puntato il dito contro gli «sperperi». E adesso, invece, questo cos’è? Se lo avesse fatto l’allora sindaco Maurizio Brucchi, Gianguido D’Alberto e Manola Di Pasquale avrebbero urlato allo sperpero e magari avrebbero anche ipotizzato che questa particolare delibera potesse tornare utile in campagna elettorale, considerandone la tempistica che cade a un anno esatto di distanza dalle prossime amministrative.

Quella che invece personalmente sollevo è una perplessità, insieme alla domanda che pongo: ma serviva proprio spendere altri soldi pubblici per il “percorso comunicativo”?