Lettera firmata

Buonasera, vi scrivo per sfogare il dolore, l’impotenza e la rabbia.

Non è mai accaduto, mai prima d’ora ero stata protagonista e vittima di prepotenza e abuso per essermi presa cura, forse troppa cura, della mia mamma. Lei è una signora di 74 anni, in buona salute fisica e di aspetto molto curato. Nessuno, a prima vista e senza parlarci, può intuire che, purtroppo, ha una diagnosi psichiatrica che allego alla mia lettera.

Ebbene, oggi l’ho accompagnata presso l’hub di Colleparco per l’inoculazione del vaccino. Consapevole che la mia presenza potesse essere di intralcio, ho esibito al medico dell’Area 4 il suo certificato; evitando l’imbarazzo della mamma e dei presenti. Il medico mi ha comunicato che se la signora era in grado di parlare, mi sarei dovuta fare da parte. Così ho fatto. Mi sono allontanata. Sono partite le domande di rito ma, temendo che potesse dimenticare qualche informazione o riferire male, mi sono avvicinata di nuovo, restando in silenzio. Mia madre non ha idea dei medicinali che assume né è, purtroppo, in grado di raccontare con lucidità ciò che la riguarda, soprattutto in una situazione nuova, con persone che non conosce e in un posto non familiare.

Il medico ha iniziato a spiegare a mia madre che, benché nessuno volesse farlo, il vaccino Astra Zeneca era più che sicuro e che, pertanto, le avrebbe inoculato questo. Ho chiesto, con l’umiltà e l’educazione con cui ci si rivolge ad un medico, che potrebbe essere mio padre per età, se potevo fare una domanda. Avrei voluto solo chiedere come intervenire in caso di malessere e se riteneva opportuno che prendessi una giornata di ferie in via precauzionale. Forse la mia domanda era sciocca e non pertinente, ma per una figlia che ha perso il papà e nello stesso giorno anche sua madre, vedendola sprofondare nell’oblio della depressione che negli anni è diventata demenza, forse quella domanda poteva essere accolta.

La risposta è stata un “Vada fuori”, ripetuto più volte e ad alta voce.

Ho detto al medico che non volevo interferire nella scelta del vaccino. Ho rispetto per la categoria dei medici, credo nella scienza e io stessa mi sono sottoposta allo stesso tipo di vaccinazione. Ma le parole sono state ancora: “Lei se ne deve andare fuori di qui”.

Sono uscita, certo. Le lacrime le ho ingoiate più e più volte per non turbare la fragilità di mia mamma ma è difficile trattenerle.

Ringrazio i volontari che hanno compreso la situazione ed hanno cercato di spendere una parola buona per me. Giovani ma molto più saggi ed infinitamente più umani.