Anche se Maria Durso non lo ha detto un gommone con a bordo 130 persone è stato inghiottito dalle onde. La stampa internazionale pubblica la foto del gommone che ha ceduto. Non è colpa nostra se le persone erano prive di salvagente e di dispositivi di sicurezza. Tutti morti. Vabbè niente di grave Erano solo dei negri migranti. Sono solo 130 migranti morti . Nessuno piangerà. Non è colpa nostra. se c’erano anche 15 bambini . Un pò mi dispiace ma in fondo se la sono certata. In fondo è solo l’ennesima strage nel Mar Mediterraneo. Non è colpa nostra.
Non è colpa nostra. Se rimanessero a casa loro invece di mettersi in viaggio non sarebbe successo. Ma se i guai se li vanno a cercare perchè poi lamentarsi. Abbiamo già tanti problemi noi. Neanche lo spritz al bar ci possiamo bere. Ma se ne stessero a casa loro che non gli succede niente. Ora per colpa di questi negri il Mediterraneo è un cimitero senza lapidi.
Ci auguriamo che dopo questa ennesima tragedia qualcosa cambi. Ma non cambierà nulla. Già si sa che non cambierà . Anche se la fame non va in lockdown. Non cambierà perchè l’egoismo non va in lockdown. E’ sempre vivo. Con la buona stagione, in questi ultimi giorni, le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà sono state continue . Tutti ribadiscono che , alla luce di questi tragici eventi, non è più tollerabile assistere alle reiterate omissioni di soccorso da parte dei governi europei che, anziché predisporre un sistema strutturale di search and rescue, continuano a voltare il viso dall’altra parte, fingendo di non vedere il cimitero che il Mediterraneo nasconde. Perchè la disperazione non va in lockdown. Ma non cambierà nulla.
Serve un sussulto di umanità, unico vaccino possibile al male dell’indifferenza, “E’ IL TEMPO DELLA VERGOGNA” ha detto ieri Papa Francesco osservando come questo naufragio avviene letteralmente davanti ai nostri occhi, eppure nulla si muove. Eppure la disperazione non va in lockdown, altri proveranno il viaggio. O la fame o il viaggio. O la morte dei loro figli o il viaggio.
Ma è possibile aprirsi all’accoglienza e nello stesso tempo consolidare il principio di respingimento? È possibile de-criminalizzare una questione epocale riconoscendo la legittimità del soccorso umanitario e poi, allo stesso tempo riassoggettarla a principi che riconsegnano ogni intervento a Paesi insicuri e criminali?
In assoluto non si può. Soprattutto se parliamo di esseri umani, i migranti in fuga da guerre distruttive di ogni tessuto civile che troppo spesso abbiamo contribuito ad innescare perfino con la nostra diretta partecipazione armata – come in Libia – e dalla miseria di aree del mondo dove la nostra economia di rapina continua a produrre danni irreparabili. Basta leggere i conflitti armati ai quali l’Occidente ha partecipato, Afghanistan, Libia, Siria, Africa del Sahel per le rapine energetiche consigliamo di vedere la ricca ma poverissima Africa. Mentre per la rapina delle risorse umane il lavoro sottopagato nell’area asiatica (dalla Thailandia, all’Indonesia fino al Bangladesh, da dove fuggono in tanti, e non solo) che vede in nostri investimenti “alla moda”.
Da tutti quei posti è giusto fuggire e ci riguarda. Noi siamo corresponsabili della sorte di tutti questi umani, dovremmo non solo soccorrere ma riparare ai danni fatti. Una politica sui migranti non può più nascondere il tema della irresponsabilità della politica estera. Occorre affrontare, non più in modo provvisorio ma strutturale, il dramma epocale dei migranti. Quella è l’unica possibilità di restare umani.
Leo Nodari