Ormai non vi è alcun dubbio: la bellezza a passi felpati ma travolgenti si candida ad essere la risolutrice dei problemi del mondo.
Mai come in questo momento, infatti, la bruttezza sta spadroneggiando: qualcuno dirà che non ci sono i presupposti per ribaltare “le carte in tavola” ed invece è proprio così: altrimenti saremmo ad un passo da una depressione collettiva.
Tutto sta assumendo dei connotati riferibili al brutto: le relazioni (poche) quando ci sono, hanno un che di sgradevole, le nostre città, salvo poche, sono irrimediabilmente brutte, brutto è il modo di rispondere delle persone quando è loro richiesta una banalissima informazione: brutto è l’atteggiamento che la maggior parte delle persone ha verso il proprio lavoro, spesso coordinato e diretto da personaggi che sono brutti. Le persone si illudono di essere autosufficienti, credono di poter badare a loro stessi, ma così facendo tengono tutto sotto controllo e questo li rende duri, sulla difensiva, respingenti, quindi brutti.
Brutto è il clima che sta creandosi intorno ai bambini, sempre meno rispettati, poco considerati per i diritti che sono frequentemente calpestati.
Ormai non si contano più gli episodi di maltrattamenti negli asili, in cui maestre che non si sa più se definirle “materne educatrici” (sempre meno) o perfide castigatrici che scaricano sui minori le proprie frustrazioni o nevrosi accumulate altrove (sempre di più).
Per non parlare delle tragedie di cui sono le mamme ad essere artefici ai danni dei bambini: episodi che hanno dell’incredibile.
Si scoprono dei retroscena inimmaginabili che danno agghiaccianti “spiegazioni” del perché sia morto Antonio Gabriel, che sarebbe stato soffocato dalla madre, spazientita per i lamenti del bimbo, che le impedivano di fare sesso con il suo amante, padre del bambino.
O quella madre di 29 anni, di origine napoletana, che scioglieva sedativi nel biberon della bambina di tre anni, per poi allarmare le persone che le stavano attorno riguardo alla ridotta reattività della figlia, ma allo scopo di porsi lei al centro dell’attenzione attraverso le disfunzioni arrecate alla minore.
Brutto è il clima politico, avvelenato da pericolosissimi rigurgiti di una destra che sta organizzandosi e che una area di segno opposto ha colpevolmente trascurato, non assumendo tutte le iniziative opportune perché tale recrudescenza non si realizzasse.
Brutto, anzi bruttissimo è il Convegno Mondiale sulla famiglia di Verona che è stato orribilmente associato ad un feto di plastica, un souvenir che solo ad immaginare che ci siano menti tanto perfide dal concepirlo, nel sordido disegno di colpire le madri che si fossero rese responsabili di un aborto procurato.
Una simile “trovata”, fa tremare le vene dei polsi.
Il brutto può arrivare ad un fondo peggiore? Appare improbabile.
Mi piace allora considerare che, malgrado tutto, nonostante siamo in balìa di un vascello senza un capitano che sia in grado di impugnare saldamente il timone verso una rotta praticabile, vi sono, comunque, sempre delle forze “sane” che contrastano questa deriva dissennata e senza prospettive.
Mi riferisco ai tanti movimenti per il volontariato, alle tante iniziative solidali, alle meravigliose opere monumentali e architettoniche che impreziosiscono le nostre città ed i nostri borghi, alle instancabili azioni in ambito scientifico di cui anche il nostro Abruzzo ci rende fieri, se è vero che all’Ospedale San Salvatore de L’Aquila, è stato individuato un sistema per debellare il morbo di Parkinson e quindi restituire alle persone anziane che ne sono affette, una mobilità degli arti superiori priva di tremori.
Poi…. Il bello è nel sopravvento della vita sulla morte, nel sorriso che accende sempre e comunque una speranza, nella consapevolezza che chi costruisce il brutto vive comunque nel tormento di realizzare qualcosa di cui non potrà andarne fiero e quindi… l’unica cosa che gli rimane è invertire la rotta e ingrandire la schiera dei fabbricatori del bello! Buona bellezza a tutti!
Ernesto Albanello