TERAMO – Il raggio di sole, filtrato dalle pregiate tende di lino finemente ricamate, colpisce il suo viso proprio mentre la lacrima scivola sulla guancia, staccandosi e volando leggera fino al pesante tappeto persiano.
Lo studio del dottor Filippo (nome di fantasia) sembra un luogo sospeso nel tempo, i suoi libri sono incastrati l’uno all’altro, occupando tutte le pareti dal pavimento al soffitto.
Io lo osservo, immobile, in silenzio, affascinato da quell’uomo che è entrato all’improvviso nella mia vita, diventandone parte integrante, come se ci fosse sempre stato.
Filippo prende i libri dallo scaffale, uno alla volta, li prende per passarmeli e sistemarli dentro gli scatoloni che mi consentiranno di portarli a Teramo, nella mia biblioteca.
La notizia della donazione mi è arrivata solo pochi giorni fa, ero di ritorno da Sanremo, mi ha chiamato un caro amico e mi ha raccontato la storia di Filippo che cercava una dimora per la sua amata collezione di libri.
Io ho stentato a capire il senso di quanto mi veniva proposto.
“Filippo ha tanti libri – mi dice -, ne ha accumulati migliaia in un’intera vita. I libri lo hanno accompagnato in ogni suo trasferimento. Adesso sono conservati gelosamente in due librerie private, una a Venezia e l’altra nelle campagne baresi”.
Io amo i libri, il mio amico lo sa bene. Sa che scrivo e sa che ho per la carta stampata una venerazione quasi maniacale, lui sa benissimo che non sarei capace di danneggiarne uno nemmeno se fosse ritenuto, da tutti, inutile e banale.
Ho ascoltato il mio amico e mi sono reso sin da subito disponibile ad un incontro e sono bastati pochi giorni per organizzare il viaggio che mi ha portato a pranzo nella villa di campagna di Filippo. Il casolare era immerso in un’immensa distesa di ciliegi che aspettano smaniosi di poter fiorire alla nuova primavera. I due enormi cani corsi sonnecchiavano silenziosi nel robusto recinto in attesa di essere liberati di notte per proteggere, imperiali, la villa.
L’accoglienza è stata impeccabile: affabile, spontanea ed elegante. Filippo è un nobile d’altri tempi, delicato nei movimenti, suadente nel tono di voce. Ha un accento pulito, a tratti sembra francese, ma credo sia solo la sua delicatezza a farlo sembrare tale.
Ha viaggiato tanto Filippo. Ha visitato tutti i Paesi visitabili ed ha osservato il cielo dalle finestre dei più prestigiosi musei del mondo.
Ho accettato la donazione perché non avrei potuto fare altrimenti. In quel momento mi è sembrato di aver vissuto solo per poter essere lì, davanti a quella immensa libreria, ad osservare quell’uomo mentre prendeva uno alla volta i suoi amati volumi, li accarezzava con le mani e con lo sguardo, li apriva, quasi a volersi congedare da loro, e poi me li passava affinché io li sistemassi nelle casse per il viaggio.
Uno, due, tre… Cento, duecento, trecento… Mille, duemila, tremila… I volumi sembravano non finire mai.
Narrativa internazionale, fumetti, riviste, libri d’arte, stampe d’autore, preziosi cofanetti firmati. Compact Disk, LP, riviste musicali…
Il primo viaggio ha richiesto 108 cartoni, ben sigillati, numerati e codificati al fine di poter poi essere facilmente traferiti nella nuova dimora.
E adesso io sono nella sede della mia biblioteca, seduto per terra, al centro di questa montagna di libri. Li apro, li accarezzo, annuso i fogli, sfioro le copertine e leggo alcune pagine a caso. Cerco di immaginare le infinite volte in cui Filippo deve aver aperto questi libri. Mi sembra di poter sentire la sua voce leggere le parole, cercando l’intonazione corretta e gli accenti più coerenti al testo e al senso…
I libri rendono immortali chi li ha scritti, ma diventano la vita stessa di chi li ha amati – PARTE PRIMA -.