TERAMO – Domenica, alle ore 12:30, i biancorossi saranno di scena a Vibo Valentia, contro un avversario assetato di punti. In settimana sono state dette molte cose dopo la sconfitta casalinga contro la Virtus Francavilla, anzi troppe. Tutti ci siamo sentiti in dovere di dire la nostra, magari esagerando e creando un’atmosfera non proprio idilliaca nei confronti di una squadra che, comunque, sta dando tutto quello che è nelle proprie possibilità. Bisogna ammettere che questa è una buona squadra, non di più; Massimo Paci l’ha plasmata dando compattezza, organizzazione difensiva e di centrocampo, con un grande “pressing alto” che, nelle prime gare, sorprese molti (ricordate le reti nei primi minuti?). Ha saputo anche renderla impenetrabile nella  fase di non possesso: qui la sua mano si è vista, eccome.

E’ nella fase di possesso che si è vista meno, preferendo affidare il gioco d’attacco ai soli Bombagi e Costa Ferreira e alle percussioni di Santoro, tralasciando il gioco d’assieme che si dovrebbe espletare sulla trequarti: sono mancati i movimenti sincroni, con più elementi coinvolti in combinazioni palleggiate. E’ mancata l’imprevedibilità; le nostre giocate sono sempre state scolastiche e leggibili, ridimensionandoci nel momento in cui sorpresa non eravamo più. Poi, quando Costa Ferreira e Bombagi hanno reso meno, quando Lasik che stava carburando alla grande si è infortunato di nuovo, in assenza di rincalzi adeguati, siamo stati “men che normali”.

Massimo Paci, sia chiaro, resta un ottimo allenatore ed ancor di più una grande persona, con un “bon ton” innato che, a prescindere da quel che sarà da qui al termine, andrà supportato e ringraziato per il gran bel campionato disputato e non scontato. Non va dimenticato con quali apprensioni partimmo tra tante cessioni… Chi avrebbe immaginato un campionato così?

La Vibonese – I calabresi navigano in acque tempestose e rischiano di affondare; è l’ avversario meno indicato da affrontare in questo momento, perché ha necessità di vincere; dal 1o febbraio l’allenatore è Giorgio Roselli, 63 anni, che ha rilevato Angelo Galgano esonerato dopo una poker di 4 sconfitte consecutive.

E’ proprio vero che il girone di ritorno sia tutt’altra cosa… se non ti rinforzi rischi di brutto, tant’è che i calabri, alla giro di boa, vantavano 21 punti e nel ritorno, in 12 partite, hanno racimolato la miseria di soli 7 punti con altrettanti pareggi! Non vincono da 20 giornate e con Roselli, in 9 partite, ne hanno pareggiate 6 e perse 3. L’ultima la settimana scorsa, di misura, a Terni (1-0), malgrado un gran catenaccio. Sono al quart’ultimo posto della classifica con 28 punti, frutto di 4 vittorie, 16 pareggi  e 10 sconfitte, con 28 reti segnate e 33 subite. Il modulo preferito è il 3-5-2 (5-4-1 nella fase di ripiegamento difensivo); saranno gli stessi elementi dell’andata, senza Statella (centrocampista offensivo sinistro, infortunato) e Ciotti squalificato.

In porta opera Marson (22), apparso incerto in più occasioni. La difesa a tre vede centrale Redolfi (5), abile nel gioco aereo e regista del settore che cerca spesso, con rilanci lunghi, Plescia. I due “braccetti” sono: a destra Sciacca (6), spesso gioca in anticipo alto fino a metà campo (anche lui cerca con lunghi rilanci Plescia – ndr), giocatore veloce nei recuperi difensivi che sale sulle punizioni laterali e sugli angoli ma che, talvolta, è fuori zona. Sempre in difesa, a sinistra, agisce Bacchini (21), discreto e ordinato in marcatura. Sulle fasce, a destra, non agirà lo squalificato Ciotti (11) che dovrebbe essere sostituito da Vitiello (25) mentre a sinistra c’è Mahrous (2), mancino che rilancia lungo a cercare le punte: è in possesso di una lunga gittata dalle rimesse laterali, spesso a vantaggio di Plescia che spizza o fa da sponda per Berardi, il quale taglia da destra e calcia di sinistro.

I tre centrocampisti centrali sono: Laaribi (20) sul centro destra, non altissimo, play che si abbassa a destra per farsi dare palla. E’ lui che detta i tempi, pressa, batte le punizioni laterali di destro per Plescia, che fa da torre per l’altra punta. Calcia angoli lunghi sul secondo palo per Redolfi (5) che sale per fare, spesso, da “torre”. Centralmente c’è Tumbarello (14), bravo in interdizione e nel rilancio e a sinistra il “gregario” Ambro (16), alto, bravo nel pressing seppur “lentino”: è un metodista ma recupera palloni.

In attacco Plescia (28) è centravanti solido, che fa a sportellate, è forte nelle ripartenze in campo aperto e, sulla destra, Berardi(10), un’ala destra piccola e veloce, mancino, intraprendente. Se non gioca Berardi viene impiegato Parigi (19), anche lui una prima punta e, quindi, potrebbero anche giocare con il doppio centravanti.

Altri elementi: i difensori centrali Falla (13) e Vergara (30), i centrocampisti Murati (8) centrale, Fomov (32) centrale, Cattaneo (33) trequartista, Spina (7) trequartista, e gli attaccanti Mancino (26) ala sinistra e La Ragione (9) ala destra. Attenti al loro bomber Plescia, già autore di 10 reti. Con il vecchio allenatore giocavano un calcio aperto e propositivo, con Roselli maggiormente utilitaristico, quindi di rimessa, per cercare di far male nelle ripartenze.

La gara sarà difficile; per loro è questione di sopravvivenza in Lega Pro. Bisogna restare uniti, rinserrando le fila: soluzioni di ricambio non ce ne sono e per alimentare la speranza bisognerà espugnare il “Luigi Razza”.

In caso avverso tornerebbe di moda un vecchio  film di Indro Montanelli del ’61: “I sogni muoiono all’alba” – Diego Di Feliciantonio