TERAMO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore, con una riflessione sul tempo “kafkiano” del Coronavirus e alcuni  consigli di lettura per questi giorni da passare a casa.


Gentile Direttrice,

“il termine ‘kafkiano’  fu usato per la prima volta in inglese sulla rivista New Yorker, nel 1947, per indicare un intrico di vicoli ciechi. Da allora, è entrato nei vocabolari di tutte le lingue, compresa la nostra, con un significato anche più ricco, che comprende ogni forma di angustia dell’individuo nei confronti degli altri e del potere in generale. Devo fare una confessione: Kafka mi attira e, al tempo stesso, mi spaventa, perché ogni volta che lo ripiglio in mano, sono travolto più dall’angoscia che dal piacere, insomma mi viene una voglia irresistibile di buttarmi dalla finestra. Il fascino del kafkiano non è nella sua stranezza, è nella sua ovvietà quotidiana. Tutti viviamo nella realtà e negli incubi di ogni giorno storie kafkiane. Non tutti sappiamo raccontarle impietosamente, spietatamente come faceva Kafka”. (Da un’intervista di diversi anni fa di Siegmund Ginzberg a “Il Corriere della Sera”, se non ricordo male).

“Ogni forma di angustia dell’individuo nei confronti degli altri e del potere in generale”. In  questi giorni, nei quali ci si guarda con sospetto gli uni con gli altri, e il potere ci costringe, giustamente, a starcene a casa, con inevitabili  esplosioni di conflitti familiari, stiamo, ancor più,  vivendo  una situazione kafkiana, anzi  “ultrakafkiana”. Eppure Kafka, sorprendentemente, era dotato di senso dell’umorismo, anche se “cauto e sfuggente” (Italo Alighiero Chiusano). Possedere, allora,  questa capacità o apprenderla potrebbe aiutarci ad  attenuare l’attuale stato di generale disagio e malessere, se non di angoscia, (in soggetti particolarmente sensibili), augurandoci, ovviamente, che si torni quanto prima alla “normalità”, sia pur kafkiana… Aridatece Kafka…

Cordiali saluti,

Domenico Crocetti

P.S. – In questi “giorni di angustia” mi sia consentito consigliare la lettura di tre  libri: Viaggio attorno alla mia camera (Voyage autour de ma chambre) di Xavier De Maistre, Viaggi agli inferni del secolo di Dino Buzzati e La Vita nuova di Orhan Pamuk.

“I LIBRI SONO STRUMENTI ESSENZIALI PER RIFLETTERE, CAPIRE, CONOSCERE E CREARE I FONDAMENTI DI UN’UMANITA’ PIU’ MATURA E CAPACE DI AIUTARE GLI ALTRI IN DIFFICOLTA’”. (Non ricordo chi pronunciò questa sentenza  che potrebbe – perché no? –  diventare un accattivante slogan pubblicitario per editori e librai).