Varveri, legge fine vita:”D’Amico si esprima chiaramente sul fine vita”
Quando a novembre mi è stato proposto di partecipare al tavolo “Diritti” della coalizione di centrosinistra portando l’esperienza della legge regionale sul fine vita ho accettato di buon grado la partecipazione, laicamente. Il mio interesse non è mai stato quello di portare acqua a mulini. Chi mi conosce, sa in che modo ho fatto politica. Gli obiettivi contano più delle tornate elettorali per me, perché nelle tornate elettorali non c’è modo di verificare la verità di ciò che nei cinque anni si andrà a fare. Gli obiettivi sono elementi potenzialmente trasversali e trasversale è il tema per cui mi hanno chiamato a lavorare: quello del fine vita. Purtroppo non è avvenuto lo stesso con il centrodestra, con cui avrei volentieri collaborato per parlare di fine vita.
Con questo approccio, quindi, ho partecipato al tavolo, a cui sono stato invitato – e non autoinvitato: quello del dialogo non fine a se stesso, il più aperto possibile, sul fine vita.
Ho elaborato il mio testo, in cui sostanzialmente dicevo che serviva il sostegno alla legge e coinvolgimento di altre persone, attraverso il dialogo anche con il centrodestra. Questo tema viene trattato come tema etico. In uno stato laico non dovrebbe esserci spazio per l’etica, ma per il diritto, per la garanzia della libertà personale.
In pochi giorni ho visto crollare l’intero impianto di quanto ho scritto su richiesta dello stesso tavolo. Nel programma del centrosinistra tre righette scarne sul fine vita, a fine pagina, con l’antifona che suona sin da subito subdola: “affrontare” il tema del fine vita. Sul sito, nel riassunto, nessuna traccia.
Come se non bastassero 30 anni di ricorsi, di firme raccolte, di denunce e autodenunce. Come se in 30 anni non si è avuta la possibilità di accorgersi che il fenomeno esiste e ora va affrontato. Dietro l’ ‘affrontare’ si nasconde la paura delle grandi organizzazioni di dare spazio a ciò che tocca davvero il corpo delle persone, perché non c’è distanza più grande fra politica e cittadinanza se non su un tema come questo.
Quando succedono queste cose io ripenso alle lacrime di una ragazza che al tavolino, piangendo, mi ha raccontato la storia del padre che tra sofferenze atroci è morto, desiderando la Svizzera e impossibilitato fisicamente ed economicamente nel viaggio.
E ripenso alla forza e alla dedizione con cui ho portato avanti insieme a centinaia di ragazzi e ragazze questa proposta, per ricevere, infine, silenzio da un lato e una presa in giro dall’altro. Nessuno parla di fine vita in Abruzzo, eppure è l’unico tema su cui c’è la certezza di 8.119 persone che la sostengono. Nessuno ne parla. Ripenso, inoltre, al personale, che è sempre politico, e a come nella mia stanza abbia scritto quel documento, scarno, certo, ma con le speranze di chi sentiva di essere ascoltato. Purtroppo la politica non cambia, ne ho preso atto da tempo.
Per tutto il resto, rimangono le persone, perché quelle contano, non i partiti, che hanno sottoscritto la legge e che potrete trovare sulla pagina Eutanasia Legale Abruzzo. La lista è aperta, qualunque candidato può aggiungersi in qualsiasi momento scrivendo su abruzzo@liberisubito.it Riccardo Varveri, coordinatore regionale campagna “Liberi Subito”