Quella scala che portava all’ospedale.

Potrebbe sembrare il titolo di un film horror, ma la scalinata che collegava via San Marino e Via Don Paolini con l’Ospedale, esisteva veramente.

Esisteva ed era molto utilizzata da chi, magari scendendo dai bus o dal treno, preferiva fare una passeggiata di dieci minuti per raggiungere il nosocomio teramano, senza attendere molto di più per l’arrivo del autobus urbano ed il relativo viaggio.

Ed era molto utilizzata dagli abitanti di Villa Mosca, per scendere verso la zona delle scuole (la scuola elementare Risorgimento, il Liceo Scientifico, l’ITI e l’ITPS), o raggiungere la stazione, e gli altri servizi ubicati nel quartiere adiacente (Chiesa, Supermercato, Palestra).

Erano altri tempi, è vero, e spesso ci si spostava a piedi, mezzo spesso più veloce e sicuramente economico. Ma quella scala, chiusa con una rete arancione (ed ora ricoperta di rovi), all’epoca della costruzione del parcheggio multipiano dell’Ospedale (inaugurato nel 2011), non è stata mai ripristinata. Eppure sarebbe ancora utile, per facilitare chi volesse spostarsi a piedi e raggiungere l’ospedale, ma anche chi dovesse recarsi nella zona sottostante, magari lasciando l’auto nel parcheggio coperto.

Sarebbe certo utile individuare un percorso pedonale, segnalato e protetto, tra stazione ferroviaria ed ospedale, in modo da agevolare gli spostamenti pedonali e ridare un senso a quello slogan – “Teramo, città del pedone e della bicicletta” – che è rimasto solo come una bella frase, senza che, in questi anni, molto si sia fatto affinchè diventasse realtà.

E ancora la riapertura del collegamento pedonale verso l’ospedale potrebbe essere il primo passo per restituire, ai cittadini, spazi della città ormai invasi da auto che parcheggiano ovunque: nelle piazze, nelle strade, sui marciapiedi, sulle aree verdi, iniziando proprio dall’area dell’Ospedale, di proprietà della ASL, dove, nonostante la realizzazione del mega parcheggio (che, tra l’altro, doveva ospitare anche servizi come sale convegni, area commerciale, foresteria, ecc.) continua il parcheggio selvaggio, anche in quelle aree sottratte alla pineta che, secondo un cartello, poi scomparso per vetustà, finiti i lavori del parcheggio sarebbero dovute tornare alla loro originaria destinazione.

Pretendo troppo? Iniziamo riaprendo la scala e rendendola fruibile; un passo alla volta faremo il resto.