TERAMO – Un atto di accusa nei confronti dell’Ente Parco Gran Sasso-Laga, più che una contestazione, per il parere negativo sull’illuminazione che avrebbe colorato il Gran Sasso di rosa in occasione della tappa del Giro d’Italia che toccherà la montagna simbolo dell’Abruzzo il prossimo 12 maggio. “Un provvedimento ingiustificato e privo di motivazioni – ha commentato Carlo Matone, Presidente del GAL Gran Sasso che ha promosso l’evento – che contestiamo nel rispetto delle leggi, delle competenze sui territori in questione e per un’incidenza ambientale irrilevante”. Delusi i rappresentanti degli enti locali convolti, che questa mattina hanno tenuto una conferenza stampa a Teramo per far valere le loro ragioni ed esprimere il loro malcontento. Con il presidente Matone anche il Presidente della Provincia di Teramo Camillo D’Angelo, i Sindaci di Isola del Gran Sasso Andrea Ianni e di Pietracamela Antonio Villani, e Maurizio Formichetti referente per l’Abruzzo di RCS Sport.

Carte, mappe e dati alla mano il Presidente del Gal ha illustrato la illegittimità del provvedimento dell’Ente Parco, “un atteggiamento intimidatorio che offende la dignità e il ruolo degli enti locali. La tempistica, tuttavia (con la scadenza prevista per lo scorso 24 gennaio, ndr), non ha consentito di procedere alla realizzazione dell’evento e al momento non ci sono possibilità di arrivare a conclusione”.

Una straordinaria occasione di promozione del territorio che aveva previsto, come momento iniziale a cento giorni dall’inizio del Giro, la breve illuminazione di rosa di parte del Gran Sasso, il famoso “paretone”, la cui immagine sarebbe stata veicolata a livello internazionale attraverso i canali ufficiali predisposti da RCS, come è stato nella scorsa edizione del Giro per le Tre Cime di Lavaredo. “Sarebbe stato un bellissimo evento – ha detto Formichetti -. Speriamo che dall’iniziativa di oggi possa rinascere questa idea bellissima”.

“E’ l’ennesimo episodio delle battaglie dei piccoli Comuni – ha dichiarato D’Angelo, che è anche sindaco di Valle Castellana -. Il Parco, dopo 30 anni, non ha fatto che contribuire allo spopolamento delle aree interne, mentre è necessaria la collaborazione tra le diverse realtà per rilanciare le aree interne e la desertificazione che si sta creando, e difendere un territorio totalmente dimenticato in questi anni. Ci aspettiamo momenti di confronto perché non consentiremo più a nessuno di fermare la prospettiva di sviluppo delle aree interne”.

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