Nel 1982, Antonello Venditti cantava: “Il presidente con gli occhiali un po’ appannati fuma la pipa”. Il testo si intitola “Sotto la pioggia” e nei lunghi momenti di pioggia, come l’attualità che stiamo vivendo, tutti gli istanti sembrano stanchi. Il dibattito delle ultime settimane sembra essere monotono e senza vitalità, avvitato su se stesso nella scelta del profilo che dovrà succedere al Presidente Sergio Mattarella. È opportuno sottolineare che le circostanze con cui si arriva all’appuntamento istituzionale più alto sono inedite: una pandemia (ben governata rispetto al resto d’Europa) che non accenna a finire; prezzi che aumentano vertiginosamente; una grave crisi economica nascosta dalla retorica del balzo fisiologico del Pil; un quadro partitico senza più riferimenti, completamente saltato. Dunque, l’elezione del Presidente della Repubblica avverrà nel corso di una crisi di sistema, e senza un candidato credibile. Esito bizantino del minuetto antichissimo nel quale si destreggiano partiti superati che sopravvivono a se stessi solo grazie al clamoroso atteggiamento dei 5 stelle.

Dopo ore e ore buttate addentando manicaretti aggratis al bar “Giolitti” , i “sinistri”, i saputi e cupi, sono in conclave fingendo di aspettare il convitato di pietra, l’eterno assente: “il popolo”. Che nel frattempo si è trasformato in un unico utente di un supermercato globale, un’etichetta, una categoria, un’astrazione, individui senza una ragione né culturale né sociale, monadi senza porte né finestre, un grande vuoto.  Tutto meno che un’entità reale chiamata a essere protagonista di un eventuale progetto di cambiamento.

Mentre i congiurati sono in stallo. Dopo il ritiro di Berlusconi che ha fiutato l’agguato, l’onere della prima proposta spetta alla destra ed è un bel guaio. Perché non è che figure del genere a destra proprio pullulino e, più di un procuratore – molto molto molto discusso – come Carlo Nordio, i Fratelli non ce l’hanno e perché in fondo se Salvini si è piegato così facilmente a far finta di accettare la decisione solitaria del temerario d’Arcore, è proprio perché Berlusconi gli ha risolto un rovello. In una direzione ostinata di retorica nazionale, teorici neocon, antipolitica, populismo, leaderismo, che hanno prodotto solo un plusvalore di rancore sociale, l’Italia è cambiata: ma in peggio. Non ha più nervatura, non c’è più mediazione ma scontro. Non sono stati in grado neppure di scegliere veri candidati credibili nelle grandi città come Milano, Roma e Napoli, figurarsi la tragedia a dover indicare un capo dello Stato capace di tenere insieme tutti. Venuto meno il fondatore della moderna destra italiana è notte fonda senza stelle per chi non ha basi culturali.

A tutt’oggi il mini Aventino resta l’opzione più probabile, perché il taglio dei parlamentari produrrà una forte irresponsabilità nei grandi elettori: tanti né saranno rieletti né ricandidati, pertanto al momento della scelta faranno prevalere l’interesse personale per intascare qualche mensilità in più, e non quello generale. Le premesse non fanno ben sperare e qualcuno immagina che alla fine sarà eletto un Presidente che sia solo un notaio silente delle scelte dei partiti. Questo sì che sarebbe uno scenario da brividi, soprattutto se consideriamo le profonde riforme di cui necessita il nostro Paese, i soldi che andranno spesi, i giovani che rischiano di essere tagliati fuori dalla ripresa a causa del precariato. Ciò richiede un profilo politicamente forte, un Presidente onnipresente ed interventista, che instauri un legame tra l’istituzione più alta e il popolo, “che parli e non stia zitto”. Per dirla con le parole del Presidente Pertini nel corso della famosa intervista ad Enzo Biagi.  Servirebbe un Presidente forte, per ritrovare una funzione nella democrazia post pandemica, per dare al Paese una figura nobile cui aggrapparsi, per ricostruire attorno ad essa. Un Presidente che restituisca speranza agli italiani.

Però, come ho già scritto giorni fa, un candidato sfacciatamente “di parte” ma non indigeribile c’è. E la proposta piace. A me certamente. Una persona seria, che conosce la nostra Provincia, he ha percorso i sentieri del Parco del Gran Sasso ma anche le stanze dell’Onu, che ha incontrato le Aule delle scuole del Premio Borsellino ma anche le aule di Strasburgo, una persona seria con le mani pulite. E potrebbe avere serie possibilità di essere accettata. Ed è Franco Frattini, la cui madre è nata a Pietracamela. Io tifo per lui.