TERAMO – E’ stata un’assemblea nella quale una cosa è emersa con forza: la teramanità vera, quella indissolubile e che chiede rispetto ad alta voce per l’eclatante forma di protesta che vede i Vecchi Diavoli, il 15 Luglio 1913 ed il Club Biancorosso disertare lo Stadio Bonolis.

E’ stato un incontro aperto alla città nel quale è stato ricordato che non costerebbe nulla far parte di coloro che invece accedono regolarmente, se non si fosse convinti del fatto che molti dei 6.000 presenti nel derby, poi scomparsi come d’incanto, appartengano ad “altra fascia” ed è stato anche ribadito che la scelta della protesta andrà comunque avanti, nonostante crei sofferenza: sarà così fino a quando la situazione non sarà ribaltata.

Non sono mancati attacchi alla politica, rea di aver permesso al privato di gestire un bene pubblico ed alla quale è stato ribadito che, per quanto li riguarda, non resta altro da fare che lottare fino al giorno nel quale lo stadio tornerà ad essere davvero di Teramo, scrivendo una volta per tutte la parola fine su quella che è “una stortura della qual cosa tutti i cittadini devono prenderne coscienza“.

Il prof. Elso Simone Serpentini ha sollecitato duramente il Sindaco: “Le parole non bastano più ed io non ti credo” gli ha spiattellato in faccia duramente, “inquisendolo” con tre diversi “capi d’imputazione”, precisi e circostanziati (sulla convenzione del 2006-2008, per la verità, le responsabilità albergano altrove – ndr). D’Alberto, che era già intervenuto e che aveva riscosso qualche applauso e zero contestazione, ha dovuto riprendere il microfono, andando oltre i contenuti della nota diramata qualche giorno fa e nella quale s’annunciava l’apertura di una trattativa con il gestore per riprendere la gestione sportiva dell’impianto. “Esiste un’interlocuzione certa ed ufficiale con il gestore; abbiamo le idee chiare e puntiamo con decisione a riprenderci il governo sportivo dell’impianto, che dovrà essere del Teramo e di voi tutti“.

Considerazioni finali:

  • l’assemblea è stata ordinata, corretta e colorita soltanto da qualche coro non di ammirazione verso l’ex presidente della squadra di calcio della nostra città;
  • andiamo via con un interrogativo: se nessuno avesse alzato la voce, saremmo mai stati così tanto vicini o, se gradite, meno lontani dalla possibilità di “riportare all’ovile” quello che alla città appartiene?