“È mai esistito qualcuno così maltrattato, così vilipeso, così insultato, tanto crudelmente e ingiustamente calpestato come una donna? La violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”.
Rosaria, 43 anni, di Chieti, è l’ultima vittima di femminicidio. Inutile raccontare la sua storia, simile a quella di molte donne. Domani sarà già un numero. “La picchiavo solo il lunedì” ha detto lui come fosse accettabile. Tutti noi la dimenticheremo, diremo che il sessismo in Italia non esiste, a Teramo non esiste. “Nenti sacciu, nenti vitti e nenti vogghiu sapiri”. Come non esiste la droga tra i giovani , come mi sono sentito dire pochi giorni fa da una dirigente scolastica. Basta dire “non esiste” ed è tuttappost . Basta dire che sul bullismo non esiste in città, stiamo esagerando. Basta dire che in fondo stiamo esagerando, che è solo una mano sul culo. Basta dire che stiamo interpretiamo male le parole, che uno schiaffatone non uccide e forse era meritato. Basta dire che è solo una battuta. Poi, per tranquillizzare le nostre coscienze faremo le facce stupite, gli occhi stralunati e chiederemo alle donne di denunciare. “iu nun c’era, e si c’era durmivo e cu dormi nun vidi nenti”
Eppure anche a Teramo e in Abruzzo è codice rosso. Come ovunque. 108 vittime quest’anno e ogni anno. Ma non solo questo. Migliaia di donne vivono violenze domestiche, offese, paura, situazioni di mobbing sul posto di lavoro, aggressioni da sconosciuti. Non solo, capita anche che si trovino a fronteggiare domande umilianti mentre cercano un impiego,. La violenza sulle donne non è solo un reato penale , non solo una grave violazione dei diritti civili. E’ uno sfregio al Paese. Di fronte all’escalation della violenza “di genere” sono state messe in campo molte leggi di alto tenore civile, anche molto severe. Ma le leggi non bastano. E non basta nemmeno l’indignazione cui dovrebbe prendere parte con maggiore incisività anche il genere maschile. Perché la violenza di genere va dai femminicidi – più di 100 ogni anno in Italia quasi sempre quelli che sostengono di amarle – agli stupri, fino al mobbing e al sessismo . Questi dati da guerra civile probabilmente sono solo la punta dell’iceberg, perché solitamente le donne non denunciano. Sempre secondo i dati Istat 2020, sono più di otto milioni le donne italiane che nel corso della propria vita hanno subito una forma di violenza o di abuso sessuale. La violenza si estende e chiama in causa le altre soggettività non conformi ai modelli eterosessiste: gay, bisex, trans. Violentate da una costruzione sociale e culturale basata su sopraffazione e violenza, che si perpetua in forme tradizionali oppure dissimulate contro dai nostrani Don Rodrigo.. Con la nostra complicità “Nenti sacciu, nenti vitti e nenti vogghiu sapiri”. Una complicità fatta a volte di piccole cose: sguardi, parole, gesti, omertà, silenzi, che fanno i conti con i rigidi e arcaici modelli della solidarietà maschile machoman Poi c’è anche tanta idiota indifferenza complice. “Nenti sacciu, nenti vitti e nenti vogghiu sapiri”.
Il significato della giornata nazionale contro la violenza alle donne ha anche questo significato, quello di spezzare il muro dell’omertà che spesso avvolge le vittime, creando una vera e propria gabbia di sofferenza psichica. Chi subisce una violenza deve essere in condizioni di poterla denunciare, senza subire ritorsioni, o peggio, la riprovazione del mondo che lo circonda. È questo lo scopo di una giornata come questa. Perché il più forte alleato della violenza contro le donne è proprio il silenzio. “Nenti sacciu, nenti vitti e nenti vogghiu sapiri”. Per questo è importante che il 25 novembre duri tutto l’anno. Con un impegno educativo costante e coerente che non può fermarsi alla mezzanotte, come la festa di Cenerentola. E’ importante ricordare Ester di Roseto uccisa da chi diceva di amarla; Nina, Chieti, 39 anni, violentata e uccisa a pugni da chi diceva di non volerla perdere; Antonella, Pescara, violentata per 6 anni, da quando aveva 12 anni; Maria, Pescara 44 anni, stuprata e uccisa nel tunnel della stazione, alle 19 di un giorno qualunque, tra gente che passava indifferente, e auto che acceleravano; Pina, Teramo 29 anni, violentata nel parcheggio San Gabriele; Giovanna, Sant’Omero, 53 anni, vittima di uno stalker nel parcheggio di un Ospedale . Ma la battaglia culturale deve valere per ogni donna. E questo non sempre accade. Mentre sempre più spesso accade che la nostra risposta sia “iu nun c’era, e si c’era durmivo e cu dormi nun vidi nenti”.