PESCARA – I recentissimi e drammatici incidenti, avvenuti a Scoppito nell’Aquilano e a Roseto nel Teramano, in cui hanno trovato la morte due utenti della strada in bicicletta travolti da altrettanti utenti in auto, vanno crudamente a riempire le statistiche dell’incidentalità stradale del 2022, come ahimè è già accaduto per il 2021 e per gli anni addietro, in una triste elencazione di fatti prevedibili e previsti di cui ci da contezza l’ISTAT, che raccoglie i numeri di questa inarrestabile mattanza.
La situazione pandemica e le misure per contenerla hanno influenzato l’andamento dell’incidentalità stradale negli scorsi anni, ma sembra che l’esperienza della ridotta mobilità non abbia insegnato nulla e che la situazione sia tornata ai livelli di quella “normalità” che si credeva di poter tenere lontana.
Nel 2021 sono stati 2.875 i morti in incidenti stradali in Italia (+20,0% rispetto all’anno precedente), 204.728 i feriti (+28,6%) e 151.875 gli incidenti stradali (+28,4%), valori tutti in crescita rispetto al 2020.
Le vittime aumentano tra tutti gli utenti della strada rispetto al 2020. Se ne contano 169 tra gli utenti su mezzi pesanti (+44,4%), 695 tra i motociclisti (+18,6%), 471 tra i pedoni (+15,2%), 1.192 tra gli occupanti di autovetture (+17,1%), 67 tra i ciclomotoristi (+13,6%). Per biciclette e monopattini elettrici si registrano 229 vittime (+30,1% rispetto al 2020). Con riferimento ai soli monopattini elettrici (conteggiati dal 2020), gli incidenti stradali che li vedono coinvolti, registrati in tutte le province italiane, passano da 564 del 2020 a 2.101, i feriti da 518 a 1.980, mentre i morti (entro 30 giorni) sono 9, più un pedone deceduto.
Ma tra i dati più significativi e allarmanti spiccano quelli relativi al luogo del sinistro: ben il 73,1 % di incidenti avvengono su strade urbane, poco meno del 22% su strade interurbane e solo il 5% in autostrada. E i pedoni e i ciclisti si muovono soprattutto nelle aree urbane e anche extraurbane. Se poi si aggiunge che tra i comportamenti errati alla guida i più frequenti si confermano la distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata, l’auto si dimostra come una delle più pericolose armi letali liberamente diffuse lungo le nostre strade, e nessuno pensa sia necessario prevederne la limitazione: gli incidenti, i morti e i feriti stanno dentro un sadico conto che siamo disposti a pagare.
Chi sperava in una diminuzione dei decessi con le nuove opportunità ciclistiche introdotte nel 2020, rimane disorientato: per questo motivo servono maggiori infrastrutture dedicate alla mobilità ciclistica, con piste e corsie ciclabili effettive e protette, ma anche una diminuzione del numero di auto circolanti e soprattutto la loro velocità, anche per ridurre l’enorme costo sanitario e sociale che tutti gli incidenti si portano dietro, 16,4 miliardi di €, quasi 1 punto percentuale del PIL.
Per quanto possibile, siamo vicini ai familiari delle vittime.