CHIETI – Un confronto urgente sulle criticità del sistema penitenziario italiano, tra emergenza sovraffollamento e diritti negati: è questo il cuore dell’evento “Nella mia ora di libertà – salute mentale e condizioni di detenzione”, organizzato dai Giovani Democratici di Chieti per venerdì 28 marzo alle ore 17:30 nel Bar Chic (Via Pescara 119) a Chieti Scalo.
I numeri sono impietosi. Con 62.153 persone recluse a fronte di una capienza ufficiale di soli 47.000 posti (dati dicembre 2024), l’Italia continua a registrare un tasso di sovraffollamento carcerario record: la media nazionale si attesta al 132,6%, con punte che superano il 225% nel carcere di Milano-Bollate e toccano il 168% nella casa circondariale di Chieti. In un terzo degli istituti di pena, i detenuti sopravvivono in meno di 3 metri quadrati di spazio vitale, con la conseguente mancanza degli standard minimi per parlare di dignità umana. Le conseguenze sono drammatiche. Nel 2024 si sono registrati 88 suicidi tra le mura carcerarie, mentre gli atti di autolesionismo hanno raggiunto la soglia allarmante di 20 episodi ogni 100 detenuti, numeri senza precedenti che sollevano interrogativi drammatici sulla tenuta del sistema.
L’incontro, aperto alla cittadinanza e alla stampa, punta a individuare soluzioni concrete attraverso il contributo di esperti e istituzioni. All’incontro interverranno autorevoli voci del settore:
- Francesco Lo Piccolo, direttore del periodico “Voci di Dentro”, osservatorio indipendente sulle carceri;
- Fiammetta Trisi, già dirigente del Ministero della Giustizia ed esperta di politiche penitenziarie;
- Danilo Montinaro, psichiatra forense, analizzerà l’impatto delle condizioni detentive sulla salute mentale;
- Isabella De Silvestro, giornalista del quotidiano Domani
“Parlare dei detenuti significa ricordare che dietro ogni reato c’è una storia, una vita che può essere cambiata – dichiara Lorenzo Medoro dei Giovani Democratici Chieti – è un atto di giustizia e umanità: nessuno dovrebbe essere dimenticato, né vivere in condizioni disumane. Dare voce a chi è dietro le sbarre aiuta a spezzare il ciclo della criminalità, offrire una seconda possibilità e proteggere anche le famiglie, spesso invisibili e sofferenti. La politica ha il dovere di costruire un sistema che non sia solo punitivo, ma anche riabilitativo, perché una società migliore non si costruisce solo con le sanzioni, ma con opportunità di riscatto. Non possiamo voltarci dall’altra parte di fronte a un sistema che invece di rieducare produce sofferenza e marginalità serve un dibattito pubblico serio per trasformare le carceri da luoghi di esclusione a spazi di recupero sociale. La politica ha il dovere di intervenire prima che altre vite vengano spezzate”.
L’appuntamento rappresenta un’occasione per accendere i riflettori su un’emergenza nazionale troppo spesso rimossa, con un focus specifico sul territorio abruzzese.