I carabinieri Dalla Chiesa e Basile, il giovane magistrato Livatino e il sacerdote don Puglisi, i due poliziotti Ninni Cassarà e Boris Giuliano, i magistrati  Costa, Chinnici, Falcone e Borsellino non hanno in comune solo l’essere stati uccisi dalla mafia. Hanno in comune anche l’aver creduto, e scritto in modi diversi, che “La lotta alla mafia deve essere un movimento culturale ….che abitui i giovani a respirare un fresco profumo di libertà.” E  hanno dimostrato di aver fatto proprio lo stesso concetto le tante, quasi tutte, le dirigenti scolastiche di Teramo che ieri sono state partecipi e attive nella cerimonia svoltasi in piazza Martiri per il XXX anniversario di Capaci e via D’Amelio , coronata da una infinità di  ripetuti applausi e considerazioni positive non solo per i più di 1000 studenti presenti, le bellissime coreografie dei due Flash mob della Elite Dance studio e della Backstage Dance Academy, le tante “buone pratiche” messe in campo  dagli studenti, non solo  per gli appassionati interventi dei testimoni scelti, ma soprattutto per  le emozioni, la passione, il calore, la partecipazione emotiva, qualche lacrima, il fresco profumo di libertà che si è respirato ieri a Teramo. Una bella manifestazione  quella di ieri grazie al mondo della scuola e voluta dal 30° Premio Paolo Borsellino con il patrocinio del Comune, mandata in onda in diretta  e in replica da SuperJ.  Tanti apprezzamenti, tanti complimenti alle due dirigenti scolastiche e conduttrici Manuela Divisi e Letizia Fatigati che sono state il motore della giornata e un grande successo, nonostante il caldo che ha gravato nella piazza di Teramo, come in tutta Italia. Per questo ricordo a trent’anni dalle stragi di  Capaci e via D’Amelio, dalle scene di guerra che il nostro Paese, in tempo di pace, non aveva mai vissuto. Giornate che non dimenticheremo mai. Magistrati e poliziotti uccisi, nella guerra allo Stato, colpendolo nel cuore delle istituzioni come ha ricordato nell’intervento finale il procuratore David Mancini.

Lo ha capito certamente il Ministro Bianchi che da Palermo ha rilanciato il concetto “della pedagogia della legalità” che fu di Sciascia e Bufalino. “Per sconfiggere la mafia  occorre portare i giovani in manifestazioni come questa – ha detto il Ministro –  Ricordare è importante perché non si vince una battaglia una volta per tutte ma bisogna vincerla ogni giorno”.  Un pensiero che è stato rilanciato ieri anche dal sottosegretario “amico del Premio Borsellino” Franco Gabrielli che da ex capo della polizia ha ripetuto un pensiero che guida il Premio Paolo Borsellino “Non è sufficiente reprimere. Occorre costruire una società nuova. Occorre un mutamento nella vita quotidiana di ciascuno, un nuovo atteggiamento culturale collettivo, un comportamento fermo e risoluto, di distanza dalle mafie. Le mafie vogliono il silenzio. Bisogna parlare di mafie e la memoria delle vittime deve generare in ciascuno l’impegno attivo di responsabilità. L’esempio degli uomini e donne dello Stato che hanno perso la vita per aver svolto con onore il loro lavoro è un monito per tutti noi. La commemorazione del trentennale deve essere lo spartiacque per l’inizio di una tolleranza zero verso le mafie, che possa leggersi nei comportamenti di tutti noi in modo chiaro e trasparente, finalmente senza ambiguità, per tutelare i nostri giovani e garantire loro un futuro migliore di libertà”.