Preg.mo dott. Michele Prestipino,

in questi ultimi anni abbiamo avuto l’onore di averla gradito ospite a Pescara (con Gratteri e Cantone) e Teramo (con Forgione e Guarnotta). Questo non vuol dire che lei conosca i nostri 28 anni di impegno nel nome di Paolo Borsellino, ma penso che avendole  consegnato un premio importante, che porta un nome importante, questo onore implichi anche degli oneri. Come quello di leggermi per pochi minuti.

Caro Procuratore, avendo personalmente conosciuto le sue dote morali – oltre alle sue grandi capacità operative dimostrate con l’arresto di alcuni dei principali uomini di mafia come Provenzano in Sicilia, boss ndranghetisti in Calabria, oltre che sterminato la “mafia capitale” – le scriviamo per segnalarle che a Roma c’è un delinquente in libertà. Certo, purtroppo, è solo uno dei tanti. Ma questo è un delinquente particolarmente ignobile. Da fermare. Non solo perché è un che ha “infranto le norme stabilite dalla legge penale” (come dice il Presidente naz.le degli avvocati Caiazza) ma perché il suo gesto – ovviamente per bassi motivi di interesse – ha avuto conseguenze gravissime. E avrebbe potuto averne di tragiche. Se la Madonna non fosse intervenuta per salvare una persona buona. Una madre generosa. Una  dirigente stimata, amata e scrupolosa. E’ così: per pochi euro, meno dei 30 denari di Giuda, avrebbe potuto causare la morte di una madre di una piccola bimba, prima che stimata funzionaria del Miur.

Caro Procuratore, una persona normale all’improvviso apprende di essere indagata dalla sua Procura per una ipotesi di corruzione. Giusto, giustissimo fare le indagini. Anche se pare strano – non solo a me ma a fior fiori di procuratori e giornalisti – che questa signora avrebbe intascato più di 600mila euro per 2 (due) appalti senza gara di 40.000 (quarantamila euro). Giusto, giustissimo fare le indagini. Non so nulla, ovviamente, della vicenda. Ma certamente l’accusa colpisce: un certo Bianchi avrebbe versato 600.000 euro per ricavarne circa 80.000. Un pazzo !!

Conosco invece le dinamiche , sempre drammatiche, che si innestano nella mente di una persona che, d’improvviso, raggiunta da un grave sospetto, diventa preda del branco. Perché di questo si tratta. In nome di un malinteso diritto-dovere di informare. Io invece dico che qui l’informazione non c’entra nulla. Come fai a dare informazione di qualcosa che non conosci? Come diffondere una notizia geneticamente parziale ? Ora però i fatti che contano sono che questa madre di famiglia, amica di Maria Falcone, Don Ciotti, Roberto Tartaglia, Nando Dalla Chiesa, il suo collega Roberti che si sono esposti per Lei, moglie di un suo collega di Chieti per 12 anni all’antimafia a Catania, sbattuta in prima pagina, va ad incontrare l’avvocato ma, nell’attesa, cede alla vergogna e disperazione e si lancia giù dalla finestra. Ora lotta tra la vita.

Caro Procuratore, Lei meglio di tutti sa che un “avviso di garanzia” non fornisce informazioni sufficienti nemmeno all’indagato, figuriamoci a chi non sa nulla della vicenda. Per non dire che, di per sé, quella notizia è (non a caso) coperta dal segreto investigativo. Non è divulgabile.

Caro Procuratore, Lei meglio di tutti sa che un pm riceve notizia di un fatto che egli reputa potrebbe avere rilievo penale. Iscrive l’indagato nell’apposito registro. Inizia la sua attività di verifica e di approfondimento investigativo. In nome di quale diritto rende pubblico questo fatto, questa ipotesi. Unilaterale. L’ipocrisia e la viltà sono nella dolosa indifferenza ai costi enormi, ingiustificabili e del tutto sproporzionati, che la pubblicazione della non-notizia qualcuno pagherà inesorabilmente. Vi è una fortissima prevalenza culturale, secondo cui se un personaggio pubblico viene raggiunto dal sospetto, ciò merita perciò stesso la diffusione. Il costo che la persona raggiunta da una ipotesi accusatoria -questo è l’indagato, null’altro- dovrà pagare è incongruamente sproporzionato rispetto al preteso diritto di informazione che vorrebbe giustificalo. Vita professionale, politica, familiare travolte spesso in modo irreparabile, reputazione personale inesorabilmente compromessa dalla furia devastatrice di una simile esperienza.

Nessuna vicenda umana può affidarsi a simili semplificazioni senza poter avere il diritto di chiarire e spiegare, a sé stesso ed agli altri, prima di essere trascinato nel fango, e nella disperazione; alla quale ha ceduto questa signora. Qualunque cosa possa aver fatto o non fatto, ha semplicemente capito di non avere già più il tempo per spiegare.

Caro Procuratore, quello che è accaduto a Giovanna Boda, la dirigente Miur indagata è molto più che un atto scellerato. È  un atto deliberato. Secondo me è un gesto delinquenziale non casuale che va trovato e perseguito. Giovanna Boda è sempre stata la persona più in vista di quel Ministero. Iperattiva. Fortemente connessa con il mondo cattolico e dell’antimafia. È una persona incantevole, brava, totalmente dedita alla educazione dei giovani come a una missione.

Caro Procuratore, per questo io le chiedo: chi è il responsabile della fuga di notizie ? Chi è il giuda, che ha fatto uscire il decreto di perquisizione  istigando al suicidio questa signora.

Caro Procuratore e se – come scrive Nando Dalla Chiesa – avessero voluto fare un piacere proprio a quella ndrangheta che lei e questa signora -in modi e tempi diversi – avete combattuto ? Se come ha scritto la associazione “Società Civile” tutto fosse legato a una vendetta ndranghetista contro chi, con il suo collega Bombardieri , organizzava nelle scuole la resistenza alla mafia in Calabria ? C’entra qualcosa il fatto che è moglie di un procuratore che – come lei – per 12 anni ha combattuto contro la mafia a Catania ?  Quello che è successo è assurdo, violento, ingiusto. Ma non è casuale. Il cuore e la mente sono a fianco di Giovanna e del suo dolore. Ma occorre che, ora, Lei faccia  vera giustizia. Mentre a noi, gli amici, tanti, tanti suoi amici, in tutta Italia tocca pregare e sperare.

Caro Procuratore, Le faccio queste domande perché un Paese civile oggi si farebbe delle domande: come si può permettere che la gogna mediatica stritoli la vita delle persone, indipendentemente dall’accertamento della verità che come sappiamo è sempre lungo e complicato?

Caro Procuratore, una persona sensibile come Giovanna Boda che difende i più deboli, che è pronta a intervenire per tutelare i minori e per combattere illegalità e ingiustizie, che viene inviata dal Ministro in Calabria per ripristinare la legalità, che è stata insignita di tutte le onorificenze possibili, non può essere una persona corrotta. Incastrata semmai da chi la voleva distruggerla. In questo Paese basta un articolo di giornale, magari anche una lettera anonima, un articolo di girnale ad arte, a volta anche il consenso di persone dall’animo malvage, per distruggere le persone.  Personalmente, e penso di interpretare il pensiero di tanti, non ci credo. Sono più propenso a pensare a un complotto o a un disegno criminoso per distruggerla e impedirle di portare a termine la sua missione in Calabria, obiettivo peraltro già raggiunto perché ci vorranno mesi prima che si possa riprendere da una simile esperienza , che lascerà segni per tutta la vita.

La saluto con ossequio tornando al mio impegno per una società più giusta. In nome di questo impegno trentennale grido “Forza Giovanna”! Ti siamo vicini. Ti saremo sempre vicini. Nei momenti di sconforto pensa a quanti ti vogliono bene e credono in te. Facciamo squadra. Siamo la rete del bene

 

Leo Nodari