TERAMO – “A Teramo nuove Vie nel segno delle Madri della Libertà”. Domenica 25 Aprile nel corso della celebrazione del 76°  anniversario della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista, alle ore 10:45 in Piazza Orsini, la presidente del Centro di cultura delle donne “H. Arendt” Guendalina Di Sabatino consegnerà al Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto e all’assessora alle P.O. Ilaria De Sanctis, la proposta dell’associazione di intitolare cinque vie della città  a cinque donne che hanno partecipato alla Resistenza, contribuendo alla nascita della Repubblica. L’iniziativa non vuole sostituire i nomi delle strade ma, confidando nella sensibilità e nell’ intelligenza delle/i componenti della C.ne Toponomastica nella scelta per le nuove intitolazioni, propone di mettere in luce il ruolo che hanno avuto le donne nel nostro Paese e nella nostra città nella conquista della libertà e della democrazia.

“Le donne furono la Resistenza dei resistenti”, disse Ferruccio Parri, poiché senza loro sarebbe venuta meno l’organizzazione clandestina e senza le ‘staffette’ la sopravvivenza dei partigiani sarebbe stata più difficile.  Furono loro a portare messaggi, medicine, cibo, giornali, armi, esplosivi, spesso a rischio della vita. Nel momento più tragico della guerra, in cui tutto sembrava perduto e distrutto, in ogni borgo, in ogni città italiana e anche nella nostra Teramo, le donne uscirono dalle loro case spezzando vincoli sociali secolari e presero il loro posto nella lotta. Secondo alcuni calcoli fatti dall’ANPI, furono 35.000 le “partigiane combattenti”, 20.000 le patriote, con funzioni di supporto, 70.000 le donne appartenenti ai Gruppi di difesa, per la conquista dei diritti delle donne.

Tra loro ricordiamo cinque donne che parteciparono attivamente alla Resistenza, cinque Madri della Libertà: le nostre concittadine partigiane Giovanna Di Filippo Mobili e Margherita Ammazalorso; Nilde Iotti, Tina Anselmi e Lina Merlin, tre donne che, nell’immediato dopoguerra, furono  tra le 21 “Madri Costituenti”. Tre donne che incisero in modo particolare nell’elaborazione del cruciale articolo 3 della Costituzione che proclama l’uguaglianza di fronte alla legge senza distinzione di sesso. Solo la prima tappa di un lungo e faticoso cammino per l’affermazione della parità e pari opportunità tra uomini e donne.   Esse profusero tutto il loro impegno per la nascita di leggi fondamentali per la famiglia, la libertà femminile e la società.

Nilde Iotti,  staffetta nei Gruppi di difesa della donna a Reggio Emilia, sarà la prima donna Presidente della Camera, una delle tre cariche più importanti dello Stato. Tina Anselmi, staffetta della brigata Cesare Battisti e poi al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà, sarà  la prima donna ad aver ricoperto la carica di ministra della Repubblica. A lei si deve la legge istitutiva del Servizio sanitario Nazionale. Lina Merlin, nelle liste dei “sovversivi” a Padova, dopo aver scontato cinque anni di confino in Sardegna entra nelle file della Resistenza a Milano dove organizza con altre antifasciste i “Gruppi di difesa della Donna”,  sarà la prima donna eletta nel Senato della Repubblica, il suo nome è legato alla legge che abolì la prostituzione legalizzata in Italia.

Giovanna Di Filippo Mobili, partigiana gappista a Teramo fece della sua casa in via Nicola Palma il punto di riferimento dei partigiani di Teramo. Qui venivano nascoste le armi che, all’occorrenza, Giovannina trasportava, incurante del rischio. Qui, segretamente si riunivano per organizzare le azioni della resistenza a Bosco Martese i figli Glauco e a Manfredo, (a cui sarà intitolata la sezione teramana dell’Anpi), insieme a Giorgio Valente (che poi sposerà Livia), l’Avvocato Massignani (organizzatore a Teramo del Gruppo di azione patriottica), il valoroso Ercole Vincenzo Orsini, l’eroico dottor Mario Capuani e altri antifascisti. Giovanna Di Filippo Mobili, partigiana gappista per sempre, ci lascia la memoria eterna di uno straordinario esempio, capace di illuminare la storia teramana e nazionale per tutti i 92 anni della sua inimitabile esistenza.

Margherita Ammazzalorso, staffetta porta-ordini dei fratelli partigiani Armando e Aldo, gestiva tra Vico del Carro e l’attuale via Irelli un negozio di generi alimentari. Negli ultimi giorni dell’occupazione tedesca distribuì olio gratuitamente al popolo del quartiere San Giuseppe-Carmine,  piuttosto che consegnarlo alle truppe naziste.  Margherita Ammazzalorso, maritata con Mimì Focosi, fu, con la complicità del dialetto, Margherita la Focosa. Il suo ricordo più vivido nella popolazione teramana è quello di una ragazza dai capelli rossi che con un fazzoletto rosso al collo  entrò a cavallo in città, in una Teramo finalmente liberata, sfilando a fianco dei partigiani uomini.