Non ci voleva un genio della realpolitik per indovinare la prevedibile reazione di Putin di fronte alla possibile adesione dell’Ucraina alla Nato. Come avrebbero reagito gli Stati Uniti se il Canada avesse partecipato ad un’alleanza militare guidata da Putin? E d’altronde ancora ci ricordiamo come reagirono gli americani quando 60 anni fa i sovietici installarono I missili a Cuba. Si rischiò una nuova guerra mondiale. Ma in Ucraina corre il gas e c’è il grano. Ora l’occidente è sotto shock. E’ più incredulo che sorpreso. Un capo di Stato fa quello che dice. Non siamo abituati. E quello che avrebbe fatto lo zar di Russia, il dittatore senza scrupoli, lo spietato ex capo dei servizi segreti, il feroce novello zar Putin, lo aveva detto con molta chiarezza. Dopo i primi attacchi nelle repubbliche separatiste, dove sono stati colpiti i territori non ancora sotto il controllo dei combattenti filorussi, attivare i sistemi di disturbo elettronico schierati dall’armata russa che impediscono l’uso dei social e il coordinamento della resistenza, poi iniziare le operazioni speciali in Ucraina per “proteggere il Donbass” .
Detto fatto. Si sono sentite le prime esplosioni. I missili sono stati sparati sulla capitale dove vivono 2,9 milioni di persone. Che Vladimir Putin avrebbe scatenato la versione russa di “Shock and awe” – l’ondata di bombardamenti condotta nel 2003 dagli Usa in Iraq per demolire i capisaldi del regime di Saddam Hussein e frantumare qualsiasi capacità di combattimento del suo esercito – lo avevano capito tutti tranne di Maio. Lo avevano scritto tutti tranne i giornalisti italiani.
Putin è stato molto chiaro dal suo discorso di lunedì. Solo che noi non siamo abituati. Aveva detto chiaramente che “Il Dombass è russo, basta con la guerriglia (che dura da 8 anni con 25mila morti, ora me lo riprendo. Punto”. Se l’Ucraina non è d’accordo mi riprenderò anche l’Ucraina. Nel suo messaggio al mondo ha chiarito bene le sue intenzioni . Solo che non gli abbiamo creduto. sono molto più aggressive di quanto aveva dichiarato all’inizio.
Così, ora siamo a un bivio della Storia e sull’orlo di una guerra che rischia di fare migliaia di morti e lasciare senza casa 7 milioni di persone, una delle più gravi crisi di profughi che il mondo dovrà affrontare. Dietro tutto questo dolore c’è il gas. La vera ricchezza della Russia. Gli interessi degli Usa nel settore non sono certo un segreto. Questo è il grande tema dello scontro fra il Cremlino e la Casa Bianca. Uno scontro che è il risultato della deriva sciagurata della politica internazionale e di un assetto delle relazioni internazionali che, dopo la caduta del muro di Berlino, è all’origine di tensioni e conflitti ripetuti e drammatici in quell’area del mondo. Dei due blocchi ne è rimasto in questi anni solo uno (la Nato) e questo, più che portare sicurezza, ha reso più turbolento il pianeta e ha anche alimentato le dinamiche di carattere imperiale della Russia di Putin e più in generale delle leadership nazionaliste e aggressive dell’Est Europa. Gli sceriffi degli Stati Uniti si sono incamminati sulla strada della politica di potenza e del controllo militare del mondo in una logica unipolare e aggressiva. Invece di contribuire a una transizione equilibrata e democratica nei paesi dell’Est, gli Stati Uniti e la Nato hanno giocato pericolosamente con le trasformazioni (fasciste, nazionaliste e populiste) di quei paesi, facendoli diventare avamposti militari dell’Alleanza Atlantica e iniettando dosi velenose di turbocapitalismo in società ancora fragili e devastate dal crollo del socialismo.
In più va ricordato cosa sono i paesi dell’Europa orientale: paesi attraversati da enormi povertà e diseguaglianze, dove l’economia ha spesso tratti di arretratezza atavica, ma anche di sacche di ricchezza enorme concentrata in pochi privilegiati, oligarchi che usano potere e criminalità per rimanere in sella. Tutto questo provoca una deriva nazionalista e populista, dinamiche sociali e politiche che vanno nella direzione della violenza e della sopraffazione interna ed esterna spesso un groviglio di nazionalità, di religioni e di lingue diverse dove ogni forzatura nazionalista e separatista non può che provocare conflitti, guerre, violazioni dei diritti umani.
Gli Stati Uniti e la Nato nell’allargamento ad Est, cercando una forzatura a proprio beneficio, hanno in realtà dato un assist formidabile a Putin che ha potuto oggi violare la sovranità dell’Ucraina e usare la crisi per rafforzarsi al proprio interno, a danno dell’opinione pubblica democratica e all’opposizione. Ora serve una mobilitazione pacifista che sappia rilanciare l’obiettivo di un’Europa senza blocchi, come si diceva negli anni ‘80 nella mobilitazione contro il riarmo atomico: dall’Atlantico agli Urali. Le armi rafforzano Putin, la politica, se intelligente, lo indebolirebbe. Questa crisi devasta soprattutto l’Europa, più che gli Stati Uniti e di questo, magari, potrebbero non essere scontenti.