Ci siamo abituati a ragionare facendo previsioni, programmando e tenendo tutto “sotto controllo”: le variabili, così come gli imprevisti, anche quando fossero di segno positivo, vengono considerate come “fastidiosi contrattempi” intendendo questi ultimi come segni contrari ad una pianificazione che non ammette deroghe.
Dobbiamo soffermarci su questo punto: perché dal passo a volersi costruire un cammino lastricato di certezze a quello del difendersi da ogni evenienza imprevista, la distanza è davvero breve.
Tutto questo insieme di sensazioni risponde ad un mutamento di comportamento, che è quello di non fidarsi più di nessuno, fare arrembaggio di generi alimentari, accaparrarsi mascherine e dotarsi di disinfettanti in misura abnorme con il risultato che c’è chi ha fiutato “l’affare” facendo salire il loro costo a cifre impossibili.
Forse sarebbe il caso di abbassare i toni perché seminare insicurezze e lasciare che le menti prefigurino chissà quali cataclismi prossimi venturi, rappresenta qualcosa di più letale del virus medesimo.
Maria Rita Gismondo, Direttore responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano si è così espressa: “A me sembra una follia. Si è scambiata una infezione appena più seria di una influenza per una pandemia letale. Non è così. Il nostro laboratorio ha sfornato esami tutta la notte. In continuazione arrivano campioni. La conseguenza sarà molto pesante, soprattutto dal punto di vista economico. “I miei angeli” sono stremati. Corro a portar loro la colazione. Oggi la mia domenica sarà al Sacco. Vi prego abbassate i toni!”
Forse bisognerà trovare un punto di equilibrio che permetta alla popolazione di ritrovare una maggiore consapevolezza.
Non dimenticando che nel nostro Paese si contano qualcosa come il 2% di ipocondriaci (oggi sempre più connessi per cui ribattezzati cybercondriaci) che si attribuiscono tutti di disturbi presenti e quindi tendenti a peregrinare da uno specialista all’altro, in quanto ritenuto inaffidabile quello che dichiara a questo tipo di “malato” che non ha nulla.
Non mi pare lecito e corretto addossare colpe inesistenti o accusare di incapacità le istituzioni che, non dimentichiamolo, forse hanno avuto il torto di essere state più tempestive rispetto ad altri Paesi, al punto da aver messo in funzione una macchina precauzionale sicuramente molto efficiente.
Chi ci assicura che in altri Stati ci siano state morti di persone anziane per conseguenze di forme influenzali, senza che queste fossero associate al Corona virus, pur in presenza di questa sindrome?
Ogni fenomeno, pur difficile da individuare e con il quale convivere, in assenza di un vaccino che possa cautelarci, va osservato nella sua reale patogenesi.
Quello che va tenuto presente è che sarebbe da irresponsabili fomentare psicosi collettive in presenza di manifestazioni epidemiche peraltro molto circoscritte, ma che hanno forti possibilità di propagazione.
Tutto qui: Né minimizzare, né ingigantire.
Ancora una volta entra in campo una parola difficile da comprendere: quel termine è “equilibrio”.
Probabilmente la popolazione tutta dovrebbe essere informata da virologi e da scienziati delle malattie infettive ma anche supportata da psicologi per aiutare le persone a sdrammatizzare ed a non essere contagiati da forme di “isteria collettiva” che certamente non fanno bene all’ accompagnamento del fenomeno verso il suo superamento.
Ernesto Albanello