Se ho fatto il lavoro che ho fatto per 43 anni lo devo anche a lui. Ad un professore che nel 1980 mi mise in mano le chiavi del teatro popolare di Teramo, in via Stazio. E io ci misi dentro una compagnia di giovani studenti fino a quando non organizzai il mio primo spettacolo con Grazia Scuccimarra. Poi lo ritrovai in consiglio comunale e fu naturale per me andarmi a sedere accanto a lui che mi accolse con quel “sempre dalla stessa parte mi troverai” che rimane la frase più bella che ho sentito per 9 anni in quell’aula.
Era un galantuomo come ne sono rimasti pochi a questo mondo. Un uomo puro, una persona sincera e profondamente intelligente. E’ andato in cielo un uomo buono, un teramano che con passione e tenacia ha amato, e quindi lottato, per la nostra città. E’ difficile da dire, è difficile accettarlo, ma Filippo Buongrazio ha lasciato Giuliana e la sua splendida famiglia. E ha lasciato Teramo. E sentiremo per sempre la sua mancanza.
Famoso per il suo impegno e per le sue oratorie colorate da espressioni popolari, elegante quando serviva, colto, con la sua inconfondibile carica satirica. Anche quelli che erano dalla parte opposta rispetto alla sua lo rispettavano e gli volevano bene. Questo è forse il più grande mistero della sua personalità. Mai aggressiva, o faziosa, al contrario, pur con il suo carattere dialogava con tutti, cercava di convincere e se non era convinto lui di qualcosa, chiedeva di convincerlo. Anche con forza, determinazione, carattere. La stessa forza, determinazione, lo stesso carattere con il quale ha servito con impegno la causa del sindacato. E della cultura non conformista. Per questo, oggi, la sua morte è una perdita enorme non solo per la famiglia, ma per tutti coloro che lo hanno conosciuto.
Oramai a Teramo si vedeva di rado. Un giorno mentre facevamo la spesa in piazza Martiri mi disse che leggeva i miei articoli e capii che forse si stava avvicinando a Dio. Che ti chiama quando vuole lui. E fu inevitabile una piccola lacrima. Il suo modo di vivere la politica, da cattolico comunisti, era in fondo un modo naturale di partecipare al dolore e alle speranze del mondo. Il suo in fondo è sempre stato – anche nel sindacato come in consiglio comunale – un ribelle di natura: contro le ingiustizie, contro la disumanità, ma anche contro l’ipocrisia di una politica nauseabonda figlia del compromesso.
Lui se ne accorse e, allora, subito seguì il rimprovero per aver “trattato male” Gigi Ponziani. Gli promisi che avrei chiesto scusa al Prof. Ponziani. Lo faccio ora.
Non avrei mai voluto perdere la sua amicizia e stima. Perché Filippo era l’uomo di cui tutti avrebbero voluto essere amici. Ricordo serate memorabili. Notti a piazza Orsini interminabili. Saggio, buono, nemico della retorica, sempre capace di prendersi cura degli altri. Sapeva stare con tutti, stava con tutti, ma mantenne sempre una sfera privata, inviolabile, che nessuno conosceva. Per questo gli abbiamo voluto bene. Tutti.
Oggi che Filippo ha perso la sua ultima battaglia terrena e non è più fisicamente tra noi, tutti lo ricordiamo con affetto e rimpianto in questa giornata triste. Ed è strano che risuonino le canzoni di Natale.
Immagino che ognuno di noi ricordi un fatto, un episodio, un’iniziativa, un’azione attivistica, una giornata con lui, un caffè o una cena in sua compagnia.
I lutti hanno la capacità di disseppellire miriadi di ricordi, di risvegliare il passato più remoto. Io non riesco a togliermelo di dosso, sento il suo affanno e ancora vedo i suoi occhi che ti scrutano ironici.
Si dicono tante cose altisonanti quando muore una persona cara. Io voglio solo dirgli grazie per essermi stato sempre vicino, per avermi difeso, accompagnato, per aver riso con me e pianto con me. Per avermi insegnato tante cose della vita. Il dolore ci spezza e ci educa. Ma è bello pensare che non smetteremo mai di volerti bene. E ogni volta che passerò a via Stazio io mi ricorderò di te. Di quelle giornate belle assai. Così invece di dirti riposa in pace ti dico buon Natale. Ora che sei libero e vicino a Gesù.