Oggi alle 18,00 con il corteo della “Bolla” aprea a L’Aquila la 728 Perdonanza. Pace, solidarietà e riconciliazione. Sono i concetti cardine della “Bolla del Perdono” per quanti, senza distinzioni di classi sociali, confessati e sinceramente pentiti, a 728 anni dall’istituzione del prezioso documento papale, ricevono l’indulgenza plenaria ovvero la remissione dei peccati e l’assoluzione della pena. La Perdonanza è un invito simbolico alla Pace tra tutti i popoli che oggi come ieri rappresenta un’esigenza vitale in un panorama geopolitico scandito da guerra e morte. La Perdonanza dell’Aquila è culla del valore universale di spiritualità che prende forma attraversando la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Il rito solenne che Papa Celestino V, a un mese dalla sua elezione a Pontefice, nel 1294 concesse a tutti i fedeli, nella basilica costruita per sua stessa volontà. L’umile eremita del Morrone, il primo pontefice dimissionario della storia papale, ha lasciato agli aquilani la custodia di un messaggio sociale di rivoluzionaria importanza.
Con il passare dei secoli l’evento piombò tuttavia nel disinteresse generale tanto che nella seconda metà del XX secolo la cerimonia, detta Perdonanza anche grazie al termine medievalista di Gabriela D?Annunzio , era ormai limitata alla funzione religiosa e poco altro. Solo tra gli anni settanta e ottanta vi fu una riscoperta della figura di Celestino V e del carattere universale della sua Bolla del Perdono. Così anche quest’anno come avviene il 28 e il 29 agosto di ogni anno, a L’Aquila si rinnova il rito solenne della Perdonanza, l’indulgenza plenaria perpetua voluta prima di salire al soglio pontificio, da Celestino V, Pietro Angeleri, questo era il suo nome secolare, che aveva trascorso molti anni di vita eremitica, in special modo in una grotta sul monte Morrone, sopra Sulmona, ricevendo dai suoi devoti l’appellativo di Pietro del Morrone. Il 5 luglio 1294 dall’eremo di nel quale si era ritirato, Pietro, a dorso di un asino e avendo come palafrenieri re Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, mosse alla volta di L’Aquila.
Il 29 agosto 1294 nella basilica di Santa Maria di Collemaggio , costruita per sua stessa volontà, fu eletto papa. Alla cerimonia solenne parteciparono oltre ai due re, cardinali e nobili, ma soprattutto un immenso popolo, composto, secondo le fonti, da più di duecentomila persone, che ricevettero dal nuovo pontefice un dono di portata straordinaria. Quanti confessati e sinceramente pentiti, dai vespri del 28 agosto fino ai vespri del giorno 29, festa di san Giovanni Battista, avessero visitato devotamente la basilica di Collemaggio, avrebbero ricevuto contemporaneamente la remissione dei peccati e l’assoluzione dalla pena.
Fino ad allora, l’indulgenza plenaria era stata concessa solo a favore dei crociati in partenza per la Terra Santa e ai pellegrini che si recavano alla Porziuncola di Assisi. Appannaggio per lo più dei ricchi, che in cambio di sostanziose elemosine avrebbero ottenuto almeno la remissione parziale dei peccati, a L’Aquila il Perdono sarebbe stato rinnovato annualmente e concesso anche a poveri e diseredati. L’indulgenza celestiniana apparve da subito nella sua valenza spirituale ma anche nel suo significato politico, in quanto occasione per accrescere il potere economico e civile della giovane città. Lo straordinario evento giovò a L’Aquila enormemente: «diffuse molto lontano la sua fama e grande impulso ne ebbero lo sviluppo edilizio, il popolamento da parte delle genti del contado e i traffici che si cominciavano ad allacciare» Il 29 settembre, la cancelleria papale formalizzò la concessione di Celestino V con l’emanazione di una bolla affidata all’autorità civile della città, che ne garantì la conservazione, avocando a sé anche il diritto sulla cerimonia del Perdono, alla quale le autorità religiose erano invitate solo a partecipare.
La prima celebrazione solenne ebbe luogo nel 1295, contro la volontà di Papa Bonifacio VIII , pontefice in carica, che tentò di annullare l’indulgenza celestiniana con una bolla emanata il 18 agosto 1295, cioè a soli dieci giorni di distanza dalla prima occasione che i pellegrini avevano per poterla lucrare. I fedeli, i monaci di Collemaggio e l’autorità civile non si curarono del provvedimento del nuovo papa e, rifiutandosi di consegnargli la Bolla, così come era stato loro ordinato, si adoperarono da subito perché la cerimonia avesse il risalto che le si confaceva. Un corteo solenne, al quale per disposizione statutaria dovevano prendere parte ogni anno il vescovo e il clero, vestiti con paramenti convenienti, con croci e vessilli, accompagnò la “Bolla”