Davvero sorprendente il clima che si respira a Montorio al Vomano, alla consegna delle liste delle tre compagini che si contendono l’amministrazione della cittadina “porta del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga”.
Non c’è che dire: Montorio sta riassaporando il gusto di una notorietà che forse aveva perduto negli ultimi anni.
Mi verrebbe persino da “scomodare” non a sproposito, la espressione di “laboratorio di idee e di progetti” che questa località pedemontana sta facendo crescere, inaspettatamente, sotto gli occhi di tutti: dove questo “tutti” riguarda una platea ben più vasta di Montorio e della vallata del Vomano.
Non va dimenticato che Montorio al Vomano, pur avendo una popolazione inferiore ai quindicimila abitanti, occupa una posizione nevralgica nella cartina della provincia di Teramo e, giova ricordarlo ai più giovani, fu oggetto di studio in anni passati da parte di un Istituto della Università degli Studi di Bologna, come modello urbano che aveva saputo frenare la emorragia delle forze attive del lavoro che risiedevano in montagna: nel senso che lì, a Montorio, quelle persone trovavano opportunità di lavoro, luoghi di incontro per concludere accordi ed affari, a Montorio nascevano iniziative industriali che non avevano eguali nei territori circostanti…
Un riferimento d’obbligo merita, richiamando alla memoria un periodo ormai lontano, la “Miro Mobili”: una industria del mobile affermata sul piano nazionale che si giovava di rappresentanti regionali che periodicamente si davano convegno a Montorio, sotto la guida e la intraprendenza di Miro De Dominicis.
Un particolare non trascurabile, era che “Miro Mobili” aveva sponsorizzato una importante squadra di pugilato, di cui faceva parte Sandro Mazzinghi, eterno rivale di Nino Benvenuti, che a quell’epoca potevano essere l’equivalente, in termini di competizione ciclistica, di Coppi e Bartali.
Un richiamo doveroso in quanto proprio in questi giorni Mazzinghi è scomparso ed il suo nome è stato associato, per anni, a Montorio al Vomano.
Torniamo alla competizione elettorale che vede tre liste scendere in campo: tutti e tre i candidati al ruolo di primo cittadino, Alessandro Di Giambattista, Eleonora Magno e Fabio Altitonante, si richiamano al valore del “civismo” e mettono da parte le appartenenze partitiche.
Il civismo è una espressione alta e nobile che richiama i “contendenti” a prodigarsi per la “comunità civica” ed a non scivolare in basso, riducendosi ad essere “casse di risonanza” di poteri che attraverso l’uno o l’altra o l’altro ancora, intendono impadronirsi di leve del comando: operazioni queste, lo tengano tutti e tre ben a mente, che trasformerebbero in “sudditi” i propri elettori, cioè coloro che invece sono e devono restare “cittadini consapevoli e cooperatori al bene della collettività di cui sono parte”.
Allora: questo richiamo alla “trasversalità” è una mossa tattica o un vero desiderio di persuadere la collettività perché eviti di tributare un consenso, richiamandosi ai colori di “appartenenza”?
Ecco allora che esce allo scoperto il termine “trasversalità” che riscopre un suo connotato positivo, ben diverso dal “trasversalismo” e ancora di più dall’inciucio.
Le tre persone che offrono la propria disponibilità ad occupare il “supremo scranno” di sindaco di Montorio a me sembrano soggetti dal “volto pulito” e non propensi a “giocare sporco”.
Questo viene detto oggi, quando mancano ancora giorni prima che la “campagna elettorale” entri nella sua fase “più bollente”.
Però vale questa “raccomandazione” di non operare, “cercando di tagliare le gambe all’altro”.
I candidati che entrano in un agone così “agguerrito” come tutto lascia presagire, si adoperino per invitare l’elettore a riflettere sulla bontà della loro linea programmatica e non per squalificare o mortificare la idea progettuale dell’avversario che, non dimentichiamolo, va sempre fino all’ultimo giorno, rispettato come persona che si sta spendendo per il bene della propria collettività – Ernesto Albanello