Erano le 17.57, esattamente 29 anni fa. 23 maggio 1992. In Sicilia, per la precisione a Capaci, piccolo comune in provincia di Palermo, la mafia metteva in atto l’attentato che toglierà la vita al Magistrato antimafia Giovanni Falcone, passato alla storia come Strage di Capaci. Pensavano di incutere, così, timore, di cancellare i principi di chi vive la propria vita detestando tutto ciò che riguarda la criminalità organizzata.
Si illudevano di far desistere chi, come Falcone e Borsellino, avesse idea di combattere frontalmente la mafia. Pensavano di vincere la guerra, ma a volte battaglie il cui esito sembra così negativo e deludente, nascondono glorie diverse da quella della schiacciante vittoria. La mafia è ancora viva. Gestisce ancora ampi traffici, incute timore, produce criminalità. Ma Falcone, Borsellino e i tanti martiri che hanno incontrato la morte combattendola non sono stati dimenticati.
Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, il 23 maggio 1992, guadagnarono l’appellativo di eroi, esempi illustri di servitori dello Stato e vittime sacrificate sull’altare di una lotta aspra e frontale con cui il bene stava seriamente spaventando il male. Forse come non mai.
“Le mafie non sono invincibili perché, come ogni fatto umano, hanno un inizio e una fine” diceva Giovanni Falcone. Oggi per ricordare la strage occorre dire con forza che non basta scrivere le leggi nei codici se prima non le abbiamo scritte nelle nostre coscienze perché sono troppo le coscienze passive, un po’ addomesticate che trasformano la legalità in qualcosa di strumentale, malleabile, calibrata a seconda degli interessi. Occorre un invito anche alla coerenza, se vogliamo, al principio di legalità che viene inneggiato in ogni dove, ma che nel concreto a volte sembra usurpato proprio da chi si erge a paladino della stessa. Giustizia sociale, diritti, educazione, cultura, politiche sociali, lavoro: non può esserci legalità senza civiltà, non può esserci reale legalità se non sono promossi e tutelati questi punti. Anche questa è lotta alla mafia. Concreta e semplificata, ma dagli effetti stupefacenti se promossa in massa. Combattere la criminalità organizzata significa anche – da parte dello Stato – garantire la tutela di questi valori e – da parte dei cittadini – custodirli e difenderli.
“Le mafie non sono invincibili perché, come ogni fatto umano, hanno un inizio e una fine”, abbiamo detto citando Falcone. E’ proprio con una forte speranza nel cuore che vogliamo vivere questo giorno di viva commemorazione. Una speranza che non attenda gli effetti passivamente, ma che costruisca la vittoria quotidianamente, con impegno e voglia di mettersi in gioco di chi non si lascia indurire da egoismo, sete di denaro e di potere. Per sconfiggere le mafie abbiamo bisogno di una memoria viva che si traduca tutti i giorni in responsabilità . Dobbiamo trasformare la memoria del passato in un’etica del presente. Giorni come questo, quindi, oltre che per commemorazioni, eventi, ricordi, post social e trasmissioni ad hoc, servano, realmente, a scuotere le nostre coscienze. Ci ricordino la nostra immensa responsabilità in questa difficile lotta. Servano a ricaricarci per combattere quotidianamente il concetto stesso di criminalità organizzata, di mafia e di tutto ciò che ruota intorno a questo mondo. Senza rese, senza egoismi, senza scoraggiamenti. E’ il momento di impegnarsi per rendere viva la memoria di Giovanni Falcone a cominciare da questo 23 maggio 2021. Possa essere questo giorno un giorno di speranza e progetto per un futuro migliore”.
Il Premio Borsellino che per tutta la settimana ha reso omaggio alle vittime della mafia con numerose manifestazioni anche per oggi domenica 23 maggio 2021 mette a disposizione le testimonianze di ricordo per approfondire il tema, con interviste che si alterneranno sulla piattaforma educativa www.officinalegalità.it , realizzate dai docenti Graziano Fabrizi e Monica Mariani e da Gabriella Sperandio dell’associazione Falcone e Borsellino.
Il ricordo della strage di Capaci sarà affidato a 10 testimoni importanti: il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, il Procuratore del pool di Falcone e Borsellino Leonardo Guarnotta, il Prefetto Luigi Savina, la moglie del caposcorta Tina Montinaro, l’avvocato Antonio Ingroia già procuratore a Palermo, il generale dell’Arma Angiolo Pellegrini braccio destro di Giovanni Falcone a Palermo . Anche con collegamento sul sito del Miur.
Inoltre Domenica 23 maggio, alle ore 21,00 e ore 23 sulla storica emittente regionale Teleponte andrà in onda la trasmissione speciale “Dentro la notizia” dedicata al 23 maggio con la presenza del procuratore de L’Aquila David Mancini , l’imprenditore e testimone di giustizia Luigi Leonardi, il Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, il rappresentante degli studenti di Teramo solidale Michele Raiola.