TERAMO – Esattamente 10 ani or sono, a Roma, nel Policlinico Gemelli, se ne andava per sempre, ad appena 42 anni, il Presidente più amato e discusso nella storia del Teramo Calcio. A distanza di tempo, rimane probabilmente il più amato in assoluto.
Scrisse della storia calcistica biancorossa dal 1997 al 2008, quando la società scomparve: nel mezzo tantissimi ricordi, davvero indelebili e tutti legati alla passione autentica di quel giovane ragazzo, bello ed ambitissimo, che salì agli onori della cronaca ad appena 27 anni!
So di potervi raccontare cosa accadeva nell’estate del 1997 alla Foodinvest Group di Sant’Atto, quando il compianto papà Aristide, che per lui stravedeva, gli chiese: “Allora papì, che facciamo? Prendiamo Teleponte o il Teramo Calcio?“. E Romy, sorridendo: “Io direi entrambi“. Così andò e così iniziò quella splendida, doppia avventura.
Negli anni che seguirono, già trapiantato una prima volta, l’eccentrico Romy, per quanto esuberante, litigioso ma buono, generosissimo quanto sensibile, riuscì a convivere sempre meno bene con le sue precarie condizioni di salute, in quella che fu una triste parabola discendente.
Legò indissolubilmente la sua storia ai memorabili derby con il Giulianova di Sandro Quartiglia e sfiorò la B con il grande Teramo guidato da Luciano Zecchini: era quello di Pepe e di Motta, di Carrozzieri e di Molinari, di Biso e di De Angelis: davvero altri tempi! A lui sono legati i maggiori successi sportivi di quel Teramo, dalla promozione in C1 nella stagione 2001-2002 alla disputa dei play off promozione per la B nel campionato successivo, con la sconfitta nella semifinale contro il Martinafranca.
Personalmente non sarò mai sereno, né obiettivo, scrivendo di Romy, in un rapporto nel quale l’odio-amore, che alla fine trionfava sempre, era all’ordine del giorno.
Era fatto così, il Presidente.