TERAMO – Siamo al tramonto del campionato; alla prossima i biancorossi saranno di scena al Partenio contro i lupi d’Irpinia. Domenica scorsa i campani che non ti aspetti (purtroppo…) hanno perso a Vibo Valentia, complicandosi il futuro e mettendo in forse il loro secondo posto a favore di un Catanzaro in gran spolvero, che pur con una formazione incompleta causa Covid, continua a vincere facendo proprio il recupero di Castellammare di Stabia e portandosi a solo due lunghezze dai lupi (64 contro 66).

Il  Teramo, rabberciato per i problemi di infortuni e di squalifiche, incontrerà una squadra che dovrà provare a vincere ad ogni costo per tenere le distanze dai giallorossi di Antonio Calabro. I nostri, con la vittoria del Foggia nel recupero contro il Monopoli, sono retrocessi all’ottavo posto e domenica sarà tassativo racimolare almeno un pareggio, che potrebbe anche non bastare visto il calendario del Palermo che affronta la Cavese in una gara che, se vinta, retrocederebbe ulteriormente i biancorossi al nono posto. Solo una vittoria dei diavoli (perché no? – ndr) consentirebbe di riguadagnare il settimo posto con 51 punti, confidando in una sconfitta o in un pareggio dei satanelli contro la Juve Stabia, in trasferta. Certo è che, i se e i ma, contano poco, per quanto possibili.

I ragazzi di Massimo Paci affronteranno l’impegno con molte defezioni: le assenze saranno tutte a centrocampo, laddove si crea gioco e si distrugge quello altrui: mancheranno Arrigoni (ma si spera in un recupero dell’ultimo minuto – ndr), Ilari e Santoro, che quasi azzerano il “quadrilatero magico” dei biancorossi. Il solo Costa Ferreira dovrà prendersi sulle spalle la ciurma, per andare all’arrembaggio del veliero di Piero Braglia; toccherà quindi al mister assemblare un undici affidabile, senza dimenticare che nessun risultato è mai proibito in partenza. Con giudizio, d’accordo, ma giochiamocela, senza dimenticare che loro soffrono in difesa se attaccati. Inutile aggiungere che non abbiamo nulla da perdere, se non ricordare che in palio c’è l’obiettivo del settimo posto finale!

L’Avellino è la seconda forza del campionato con 66 punti, frutto di 20 vittorie, 6 pareggi e 8 sconfitte, con 52 reti all’attivo e 32 al passivo, anche se appare leggermente in affanno. Nelle ultime cinque gare ha perso tre volte: a Catania, a Terni e a Vibo Valentia, con due vittorie casalinghe di misura contro Francavilla e Bari (entrambe per 1-0), subendo 9 reti e realizzandone 4. Il modulo caro a Piero Braglia (66 anni) lo si conosce bene: è il 3-5-2. Provò a schierarsi con il 4-4-2 in quel di Bari ma perse 4-1: da quel momento ha sempre optato per il 3-5-2.

Nell’ultima in trasferta, che gli è stata fatale, ha schierato Forte (22) in porta, con la difesa composta da tre centrali: Miceli (6) in mezzo e i due braccetti Rocchi (15 ) a destra e Illanes (31) a sinistra. Sulle fasce, a destra e sinistra, Ciancio (23) e Adamo  (17) con il trio di centrocampo composto, da destra, da Aloi (4), D’Angelo (27) play e De Francesco (10), quest’ultimo più trequartista. In avanti le due punte Fella (11), rapido nel breve, a supporto di Maniero (19), prima punta, alto, solido. Può schierarsi anche con altri uomini: con Forte, Illanes, Dossena (13) e Silvestri (28) centrali, con Ciancio (23) a destra e Tito (3) a sinistra. Domenica,con Aloi squalificato, i tre di centrocampo dovrebbero essere :Carriero (21) a destra, D’Angelo al centro da play e De Francesco a sinistra e con Maniero o Bernardotto (7) prima punta, oppure con Santaniello (9) sulla fascia sinistra, seconda punta. Altri elementi: Rizzo (2) centrocampista di copertura, Laezza (5) difensore centrale, Baraye (33) terzino sinistro, Marco Silvestri (8) centrocampista di copertura. Se in vantaggio, Braglia è solito posizionare la squadra con il 4-4-2, aggiungendo un centrale difensivo con due centrocampisti centrali e con due esterni, non rinunciando mai alle due punte.

Considerazioni generali sulle caratteristiche dei singoli. Braglia in difesa si affida sempre a Silvestri, Miceli, Dossena e all’argentino Illanes (190 cm.) che non sono proprio impeccabili perché anche pasticcioni, alti ma lenti, che soffrono l’uno contro uno. Attenzione a Dossena e Silvestri che salgono sugli angoli. Sulla fascia destra il mister irpino opta anche per Ciancio o per Adamo, quest’ultimo più arrembante (è un’ala – ndr) e che spinge molto e crossa. Sulla fascia sinistra gioca uno tra Tito, Baraye o Ciancio. Il primo spinge molto, crossa continuamente e batte gli angoli di sinistra ad uscire; sul centro sinistra D’Angelo è il vero play. Costruisce e si propone spesso nell’area avversaria (ha realizzato 9 reti – ndr). Poi c’è Carriero, elemento di sostanza e di contrasto, con un buon tiro da fuori area. In attacco, sul centro sinistra, si muove Santaniello (4 reti – ndr), dotato di buona tecnica in progressione. Attacca gli spazi e forma con Tito e D’Angelo la catena di sinistra. Poi c’è Fella che si muove tra le linee, rapido, bravo nello scambio stretto e uomo gol (9 reti – ndr); in tandem con Santaniello o con tagli dietro la prima punta (Maniero) è pronto a ricevere le sue spizzate. L’ex pescarese (10 reti – ndr) è calciatore esperto; fa a sportellate perché è solido e sa difendere sia lo spazio sia la palla, oltre ad essere abile nel gioco aereo. Quando Braglia utilizza Di Francesco a mezzala sinistra, in posizione più avanzata, da trequartista per intenderci, D’Angelo diventa centrale e Aloi si sposta a destra.

Raccomandazioni finali: soffocare il loro gioco sulle fasce, evitando al massimo i cross di Tito e di Adamo che innescherebbero Maniero e gli inserimenti a rimorchio di D’Angelo. Bisognerà limitare, o annullare nella fase di costruzione, D’Angelo e Carriero e, in avanti, Fella. Le loro sconfitte sono nate quasi tutte contro squadre schierate con il 3-5-1-2, con il 4-2-3-1 o con il 4-3-2-1, quindi con uno o due trequartisti tra le linee, più le due punte. Bisognerà prevenire in interdizione centrale per limitare i rifornimenti agli incursori di fascia e alle due punte, senza subirli per ripartire provando a far male. La difesa, senza riferimenti, potrebbe soffrire attaccanti e elementi rapidi come Kyeremateng, Di Francesco, Cappa o Mungo. Massimo Paci, comunque, saprà il da farsi e cercherà, come sempre, di schierare la formazione più adatta all’avversario.

Forza ragazzi, ancora uno sforzo e magari riusciremo ad aggiungere al nostro palmares, dopo le vittorie con Bari, Catania, Palermo e Foggia, il nome di un’altra vittima illustre, che ha scritto pagine importanti nel calcio italiano – Diego Di Feliciantonio