GIULIANOVA – L’Ente Porto di Giulianova è un consorzio di Enti Locali, costituito, fra gli altri, dalla Regione Abruzzo, dal Comune di Giulianova e dalla Provincia di Teramo, ai sensi dell’art. 31 del Testo Unico degli Enti Locali, per la gestione associata di servizi pubblici.
Nessun dubbio, dunque, sulla natura dell’Ente Porto e sul fatto che debba uniformarsi alle norme e alle regole di buona amministrazione che l’ordinamento dispone nei confronti degli enti locali.
Fra queste, vincolanti risultano le disposizioni che sono poste dalla vigente legislazione costituzionale e ordinaria per il rispetto del principio della parità di genere.
Ebbene, in un sol colpo, in occasione del rinnovo del Consiglio di Amministrazione dell’ente Porto, gli enti consorziati hanno calpestato la dignità delle donne, violato la Costituzione, la legge ordinaria, la giurisprudenza della Corte costituzionale e quella del giudice amministrativo. Hanno compiuto, rispetto alle conquiste ottenute nell’ambito dei diritti fondamentali, un passo indietro di decenni.
Il provvedimento di nomina del nuovo cda è palesemente illegittimo,
? sul piano dei riferimenti internazionali, ad iniziare dal Preambolo allo Statuto dell’ONU, per continuare con la Convenzione sui Diritti Politici delle Donne e con la Convenzione sulla eliminazione di ogni forma di discriminazione di genere;
? sul piano dei riferimenti costituzionali, per la palese violazione degli artt. 3 e 51 della Costituzione;
? sul piano dei riferimenti dati dalla legislazione ordinaria, che, con il Decreto Legislativo 11 aprile 2006, n. 198, “Codice delle pari opportunità fra uomo e donna” ha espressamente posto come obiettivo da perseguire la eliminazione di ogni discriminazione basata sul sesso. Non solo, il legislatore italiano, con la legge 7 aprile 2014, n. 56, all’art. 1, comma 137, ha voluto ribadire la portata precettistica e cogente del principio della parità di genere.
Il provvedimento di nomina del cda è un obbrobrio culturale, perché costituisce la rappresentazione odiosa e inaccettabile di un retaggio culturale che vuole la donna relegata a posizioni marginali e di secondo piano.
Come se già non bastasse questo inquietante ritorno al passato, è stato confermato alla presidenza dell’Ente, con una prova di forza che testimonia l’arroganza della classe politica al governo, Valentino Ferrante, un condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta distrattiva, un reato che demolisce ogni rapporto di fiducia fra chi lo commette e gli altri.
Incomprensibile e per certi aspetti sconcertante è la posizione assunta dai rappresentanti del Comune di Teramo e della Provincia di Teramo, che hanno, con il loro voto favorevole, avallato lo sciagurato atto di nomina del cda dell’Ente Porto.
Il gruppo consiliare di NOS-NOI/Coltura Politica chiede alle altre forze politiche di opposizione, alla Commissione della Pari Opportunità, alle associazioni impegnate a difesa dei diritti delle donne, a tutti i cittadini, un impegno unitario affinché sulla vicenda venga fatta piena luce ed assunte tutte le iniziative politiche e giudiziarie volte al ritiro del provvedimento, al ripristino della legalità e alla affermazione come principio fondamentale ed inalienabile della parità di genere-