Gli alloggi Ater di Teramo sono a rischio blocco procedure perché ancora manca il rifinanziamento. “Sulle case popolari dobbiamo stender ad oggi un velo pietoso perché purtroppo l’ordinanza 27 ha cessato gli effetti giuridici al 31 dicembre dell’anno scorso e deve essere rinnovata”. E quindi il direttore Usr di Teramo paventa il blocco di tutto l’iter qualora tale copertura finanziaria (gli ormai famosi 87 milioni di euro del Piano stralcio) non dovesse essere riconfermata. Vincenzo Rivera tra l’altro è a rischio commissariamento per i due ricorsi al Tar e dozzine di diffide presentati contro di lui che vanno a colpire il suo lavoro: il direttore però si ritiene fiducioso (“spenderanno soldi per gli avvocati”) e precisa che “questo è il sintomo del malessere che si è ingenerato nella popolazione”. Malgrado tutto, se l’ordinanza dovesse essere ribadita (dipende dal commissario straordinario per la ricostruzione Piero Farabollini, cui Rivera si appella per velocizzare l’iter) “si potranno vedere i primi cantieri nei palazzi Ater per fine primavera dell’anno prossimo e le prime persone rientrare nelle abitazioni per fine anno 2020”. Finora il direttore è andato avanti con “spirito di servizio” concedendo nulla-osta, gli ultimi tra giugno e luglio, “rischiando grosso” di proprio.

Finora con l’ordinanza 27 nel corso del biennio 2017-8 “non si sono effettuati ripristini degli immobili. È da ritenersi decaduto l’atto, occorre una nuova copertura. In questi dieci mesi del 2019 non potevo bloccare l’iter e ho continuato a concedere i nulla osta confidando in una celere riapprovazione del piano”. Con questo documento difatti si comunica alla stazione appaltante, al soggetto attuatore, di procedere col bando per l’affidamento della progettazione: “Io ho fatto ciò assumendomi grosse responsabilità, l’ho fatto con senso di responsabilità e di dovere”.

All’approvazione dell’atto ci dovrà pensare la Cabina di coordinamento, cioè il commissario Farabollini: “Se non lo si fa, sarò costretto a revocare le gare. In tal fatta si ferma l’avvio, che con molta fatica abbiamo cominciato nel corso del 2019, dove finalmente si sono affidati alcuni contratti sottosoglia e pubblicate alcune gare per l’affidamento per la progettazione, tutta quest’attività rischia di essere cancellata”

Rivera ci tiene a far sapere che non vuole fare polemica: “Ma così si rischia il blocco delle procedure in corso di tutte le case popolari”. Una vera iattura.

Pur tuttavia il direttore Usr vuole apparire ottimista. Con la copertura “i primi cantieri partiranno in tarda primavera perché adesso bisogna fare la gara per la progettazione (da chiudere entro la fine di quest’anno), a quel punto bisogna dare tre mesi di tempo per realizzare il progetto, poi la gara per la realizzazione delle opere (altri tre mesi), penso che ad inizio estate si potranno iniziare i lavori, non prima”.

Quando potranno tornare a casa i primi inquilini? “Per i lavori nelle case con esito “B” occorrono sei mesi e potranno avere delle proroghe anche abbastanza limitate, quindi se i lavori iniziano a giugno penso che alla fine 2020 i primi inquilini potranno rientrare, però il soggetto attuatore è l’Ater, l’Usr quello che doveva fare l’ha già fatto”.

L’esasperazione per la ricostruzione lumaca è tanta e non mancano i ricorsi al Tar (due) per mancato rispetto dei tempi procedurali (legge 24/90) e nemmeno le diffide, una dozzina. Rivera fa il paragone con L’Aquila “che ha avuto centinaia di commissariamenti: se ne dovesse arrivare uno, ritengo di poterlo gestire, è difficile che mi facciano fuori. Ciò significa pure che i cittadini sono stufi: è opportuno che chi ha il pallino del gioco (Farabollini, ndr) ci affidi il personale in numero adeguato per potere riscontrare le pratiche in 180 giorni, come previsto dalla normativa”.

Maurizio Di Biagio