PESCARA – La Regione Abruzzo consente la caccia a diverse specie quando sono ancora nel periodo di riproduzione o di migrazione pre-nuziale, cosa vietata dalle direttive comunitarie. Il calendario venatorio 2022-2023 appena varato dalla regione Abruzzo consente infatti di cacciare il Colombaccio per tutto il mese di ottobre, quando la specie può avere ancora i pulcini nel nido. Inoltre Alzavola e Germano reale possono essere cacciati fino al 19 gennaio quando la prima specie inizia la migrazione pre-nuziale dal 10 gennaio e la seconda addirittura dall’1 gennaio. Anche per il Tordo bottaccio si prevede di poter cacciare in una decade, la prima di gennaio, in cui vi è già migrazione pre-nuziale. La Stazione Ornitologica Abruzzese ha infatti verificato le date di apertura e chiusura per le diverse specie contenute nel calendario venatorio, confrontandole con quelle del nuovo documento ‘Key Concepts’ approvato a fine 2021 dalla Commissione Europea, elaborato tecnico che contiene appunto i periodi per ogni stato di migrazione e di riproduzione.
“Insomma, decine e decine di giorni in più per i cacciatori per abbattere animali di specie che invece in quei determinati periodi dovrebbero essere tutelate secondo le norme europee che impongono il rispetto del periodo riproduttivo e del periodo di migrazione pre-nuziale – afferma, in una nota, la SOA – quando i riproduttori sopravvissuti all’inverno devono raggiungere i quartieri di nidificazione. Singolare che l’ISPRA sia incorsa in un errore così banale nel suo parere, visto che da un lato non si è accorta della difformità per il colombaccio e poi dall’altro ha dichiarato genericamente rispettati i periodi per gruppi di specie (anatidi; turdidi) senza fare la verifica per ciascuna di esse. Sarebbe necessario a nostra avviso una riformulazione del parere. Tra l’altro anticipare al 31 dicembre la chiusura della caccia al tordo bottaccio significherebbe spostare a quella data anche la chiusura per gli altri turdidi, visto il rischio di confusione tra le diverse specie sul terreno di caccia”. Il calendario venatorio include poi specie molto rare in Abruzzo, come il Frullino e il Codone, oppure molto localizzate e in status di conservazione precario, come Coturnice e Allodola. “Una scelta miope – continua l’associazione ambientalista – che non tiene neanche in conto del fatto che non sono stati realizzati neanche i miglioramenti ambientali obbligatori secondo i piani di gestione di queste specie come ammette la stessa ISPRA nel passaggio del parere sull’allodola”.
“Infine, stigmatizziamo il fatto che il fenomeno del bracconaggio, diffusissimo in assenza di un adeguato controllo come testimoniano le decine di abbattimenti di animali rari accertati grazie alla diffusione delle marcature satellitari, praticamente non sia considerato né dalla Regione né dall’ISPRA, ad esempio quando poi si consente una pre-apertura che sulla carta è per poche specie stanziali e comuni ma che poi in realtà rischia di tradursi in prelievo di quelle per cui la caccia dovrebbe essere vietata. Non solo, il quadro del bracconaggio è così grave e l’assenza di piani di monitoraggio delle specie svolti da personale specializzato così evidente, che viene da chiedersi come possa essere certificata la sostenibilità di qualsiasi forma di prelievo di avifauna, per giunta in un momento di forte stress determinato dalla crisi climatica”, conclude la Stazione Ornitologica Abruzzese.
Qui il documento key concept della UE.
foto di Otars Opermanis ©