TERAMO – Il professor Carlo Vicentini, primario di urologia al Mazzini di Teramo, non sa cosa fare: “Ho avuto a disposizione nel mese di luglio un terzo delle sale operatorie che normalmente spetterebbero ad urologia. C’è gente che mi chiama e piange, domani mattina vedo un signore che mi ha fatto pena perché al telefono mi ha detto che non poteva più stare con il catetere”.
Vicentini lo avrebbe dovuto operare nel mese di maggio ma l’operazione ha subito ritardi per via delle liste di attesa, una problematica con risultanze molto serie che cresce di giorno in giorno.
“Giovedì mattina fuori busta, fuori sacco, per andare incontro alle esigenze del paziente lo vedrò ma lui è stanco, non ce la fa più, è un signore di 70 anni”. Il problema ora non è solo di pazienti tumorali “perché anche durante il periodo Covid, sebbene in ritardo, abbiamo portato avanti le operazioni: ora il problema più serio è per i pazienti anche con patologie benigne e che rimangono in questa situazione”.
Oltretutto mancano anestesisti e personale di sala operatoria per cui sono state ridotte le operatività delle sale stesse: “Ma la riduzione non è stata portata in maniera equa”. Vincentini spera che con “l’avvento della nuova amministrazione tutto posa tornare ad un equilibrio in termini programmatici, che urologia di Teramo possa tornare ai livelli degli anni passati”. Questo perché, per il professore, Teramo è il fanalino di coda tra le quattro urologie d’Abruzzo “anche perché non si sono aggiornate le attrezzature: nel contempo in altre parti si è fatto e si è speso di più. Ad esempio abbiamo un solo recettore funzionate sui 5-6 che dovremmo avere in dotazione”.

 

di Maurizio Di Biagio