Ci sono voluti 30 anni ma ora il “Premio nazionale Paolo Borsellino” creato da Rita Borsellino e Antonino Caponnetto il 3 dicembre del 1992 ha un suo riconoscimento regionale. Il Consiglio Regionale d’Abruzzo ieri 21 marzo – giorno del ricordo delle vittime di mafia – ha votato all’unanimità una sua legge legge che sostiene e promuovere le attività culturali ed educative del Premio e ne riconosce il valore del progetto “che incentiva l’impegno civile, la partecipazione prestata in modo personale, libero e gratuito”. Primo firmatario il consigliere regionale Mauro Febbo, che nel suo intervento, illustrando le ragioni che sottendono a questa legge, ha voluto ricordare che “Il Premio in questi anni ha fatto proprie le finalità di carattere culturale specificate all’ art. 2 della Costituzione.” A Calce della legge regionale c’è anche la firma simbolica, ma sostanziale, di Giuseppe Ayala collega e amico di Falcone e Borsellino, pubblico ministero del maxi processo alla mafia che è arrivato ieri a L’Aquila per sostenere l’approvazione di una legge che riconosce il valore educativo e culturale del Premio Borsellino, giunto al suo trentunesimo anno di attività.
Ci sono voluti 30 anni ma da ieri, 21 marzo 2023 viene riconosciuto che in Abruzzo “il Premio nazionale Paolo Borsellino ha offerto, con costanza e coerenza, un quadro di riferimento alle scuole abruzzesi, predisponendo per anni in forma volontaria un’offerta formativa di qualità che ha valorizzato l’educazione alla legalità e un percorso educativo per il pieno sviluppo della persona umana e dei diritti di cittadinanza, allo scopo di dare attuazione alle garanzie che la Costituzione della Repubblica italiana prevede”.
Sono occorsi tanto impegno, più di 1000 incontri pubblici e nelle scuole, più di 1500 testimoni, incontri un numero indefinibile di Comuni (non solo abruzzesi) che hanno attraversato l’Abruzzo in lungo e in largo ma, alla fine, da oggi, viene riconosciuto anche da una legge “che l’educazione alla democrazia e alla legalità sviluppata dal Premio Borsellino in questi anni ha reso e rende gli studenti e le studentesse maggiormente capaci di esercitare i propri diritti-doveri di cittadinanza funzionale allo sviluppo di una cittadinanza piena e consapevole”. E in tale ottica, “la Regione Abruzzo riconosce che per diffondere la cultura della legalità, si ritiene di significativa importanza la collaborazione con il Premio Borsellino e tutti i soggetti sociali”.
Il Consiglio Regionale tutto, all’unanimità, ha detto dunque che il Premio Paolo Borsellino è un bene comune, è un valore aggiunto in questa regione, e “va promosso e sostenuto perchè propone alle scuole di ogni ordine e grado, programmi educativi di valore con testimoni eccelsi, personaggi di livello nazionale e docenti di indiscussa professionalità e credibilità che, con passione, da 30 anni, lavorano con costanza nell’ambito dell’insegnamento dei valori costituzionali” (secondo quanto previsto dalla legge 169 del 2008 e dalla legge 92 del 2019 ) ….”proponendo in forma gratuita dei percorsi di educazione alla legalità, e di contrasto dei fenomeni mafiosi e di criminalità organizzata”.
Ma è stato detto di più dai consiglieri presenti, cioè che l’insegnamento della legalità costituisce una delle frontiere educative più importanti e ha l’obiettivo principale di creare un circolo virtuoso fra i giovani cittadini e le istituzioni per incentivare l’assunzione di responsabilità del singolo verso la collettività, per spingere i ragazzi di oggi, cittadini di domani, a comportamenti attivi e consapevoli. Il Consiglio Regionale tutto, i consiglieri di ogni schieramento, riconoscendo il valore del “Premio Paolo Borsellino” hanno detto in sintesi che l’educazione alla legalità ha per oggetto la natura delle regole nella vita sociale, i valori della democrazia e che “educare alla legalità significa elaborare e diffondere nelle coscienze e nella cultura dei giovani, la cultura dei valori civili “, consente l’acquisizione di una nozione più profonda dei diritti, aiuta i giovani a comprendere come l’organizzazione della vita personale e sociale si fondi su un sistema di relazioni giuridiche, sviluppa la consapevolezza che condizioni quali dignità, libertà, solidarietà, sicurezza non possano considerarsi come acquisite per sempre, ma vanno perseguite, volute e, una volta conquistate, protette dall’incalzare del fenomeno criminale.