PESCARA – “Fra i dati emersi dall’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, oltre ai costi delle migrazioni verso altri presidi fuori regione, c’è anche quello impressionante del numero degli abruzzesi costretti a rinunciare alle cure. Sono il 9,2 della popolazione, in cifre oltre 120.000 uomini e donne di varia età, che stremati dalle lunghe attese, o per ragioni economiche, non sono riusciti a curarsi, né a fare prevenzione nel 2023. Parliamo di persone a cui nessuno ha dato risposte e che né Regione, né Asl sono andati a cercare per proporre prese in carico. È un numero enorme che non può restare abbandonato. Dall’esigenza di sapere cosa stia facendo la Regione per queste cittadine e cittadini è nata la risoluzione che sarà discussa nel Consiglio regionale di martedì 25 febbraio. Non possiamo restare inerti, così come bisogna tutelare con tutte le nostre forze la sanità territoriale perché arrivi anche a chi rinuncia”, afferma il consigliere regionale PD Antonio Di Marco.

“Come per le fughe verso altri presidi, così anche per la rinuncia alle cure si registra un’impennata preoccupante: in un solo anno la Fondazione registra aumenti superiori al 10,3 per cento della spesa che gli italiani sostengono di tasca propria (out of pocket) per le prestazioni sanitarie di cui hanno bisogno – spiega Di Marco -. In pratica nel solo 2023, a carico dei cittadini ci sono cifre pari a 3.806 milioni di euro rispetto al 2022. l’incremento più rilevante riguarda la spesa per assistenza sanitaria per cura e riabilitazione (+ 2.760 milioni di euro) e quella per prodotti farmaceutici e altri apparecchi terapeutici (+2.503 milioni di euro), seppur con andamenti differenti. Tutto questo, unito alle tante crisi che colpiscono di più anche il ceto medio e la crescente difficoltà economica sentita da fasce prima immuni, la perdita del lavoro, la mancanza di misure per rientrare sul mercato da parte degli over 50, ci ha portato ad essere la quarta regione del Paese per persone che rinunciano alle cure, con una percentuale alta poco meno di due punti rispetto alla media nazionale, ma che resta una cifra totale impressionante. È come se gli abitanti di una città grande come Pescara, nessuno escluso, fossero scoperti dalle cure. La Regione che fa? Ha cognizione di questo spaccato drammatico? Come intende combatterlo? Risposte necessarie perché tale rinuncia si traduce nel peggioramento della qualità della vita delle famiglie, in premorienza, in dolore e disagio e un’aspettativa di vita in calo, pari all’83 per cento, che pone di poco sotto alla media nazionale che è all’83,1 per cento”.

“Questa situazione aggiunge un tassello problematico e preoccupante alla fotografia della sanità abruzzese, che fra deficit milionari, mobilità passiva, edilizia sanitaria che non parte, ospedali che ‘chiudono’ per ristrutturazioni male organizzate, sicuramente non traccia l’immagine di una regione ‘modello’ e mette sempre di più a rischio la comunità che costituzionalmente ha diritto alla salute e dunque alla prevenzione e alla cura”, conclude il consigliere.

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