Chi ha paura di un simbolo di amore come la Sacra Famiglia? Chi è animato da così tanta cattiva fede e da un furore ideologico talmente accecante da spingersi al punto di associare l’immagine della Natività a un messaggio “contro i diritti delle donne”?

È quanto avvenuto a Venezia dove nel reparto di Ostetricia Ginecologia dell’Ospedale civile è stata esposta un’icona con la Sacra Famiglia scatenando le proteste della Cgil. Secondo il segretario provinciale della Cgil, l’esposizione dell’immagine con Gesù Bambino, la Madonna e San Giuseppe  “potrebbe mascherare comportamenti da stato etico che vanno contro la sensibilità delle donne e il rispetto dei loro diritti”. Parole surreali “l’Italia è una Repubblica laica e aconfessionale, i simboli religiosi non vanno usati dentro le strutture pubbliche. L’ostensione di figure sacre, tra l’altro di una singola confessione religiosa, inevitabilmente veicolano messaggi univoci che possono influenzare le persone e metterle a disagio”. Si allarmano per una Madonna col Bambino e Giuseppe, come ne sono costellate da millenni le chiese e le strade e gli edifici pubblici d’Italia, in città e in campagna. Quella famiglia di Betlemme è il cuore della Natività, e il nascere del Figlio di Dio da una donna è un asse su cui si è sviluppata la cultura (non solo) cristiana, anche sui pilastri dell’accoglienza, della solidarietà e del soccorso. In Italia quella immagine è ancora alfabeto infantile e familiare, memoria e appartenenza, pure per chi poi si allontana dalla fede, cosa che ciascuno, grazie a Dio, in questo Paese è libero di fare.

L’associazione tra la Natività e il contrasto ai diritti delle donne desta in me stupore, ritenendo che l’immagine in questione è tutto fuorché divisiva e anzi il suo significato, umano e religioso, richiama all’amore, alla cura e all’accoglienza reciproca, ossia a quei valori universali, e così preziosi, che dovrebbero accomunare tutti, specialmente in un luogo particolare quale è l’ospedale. L’immagine stessa, quindi, non possiede alcuna valenza di contrapposizione o di battaglia ‘ideologica’, né può essere o va utilizzata per riferimenti altri o polemiche strumentali sul rispetto delle donne. La richiesta di togliere l’icona della Sacra Famiglia dall’Ospedale civile di Venezia ha un duplice significato: da un lato rappresenta l’ennesimo episodio contro i simboli religiosi, dall’altro è il tentativo di associare al cattolicesimo una valenza negativa e divisiva che contraddice il senso stesso della religione.

A differenza di quello che afferma la Cgil di Venezia l’immagine della Trinità è simbolo di conforto non solo religioso ma anche umano a chi si trova in un reparto di ospedale, oltre a rappresentare una testimonianza della nostra identità e delle nostre tradizioni. Le radici dell’Italia sono cristiane, la nostra nazione e civiltà è fondata sui valori del cristianesimo e non dobbiamo nascondere, cancellare o vergognarci dei simboli cristiani ma andarne fieri.

Già a Natale una direttiva del Parlamento Europeo – si proprio quelli che non si sono accorti dei ladroni in casa – invitava ad “evitare nella comunicazione ufficiale dell’Europa” per gli auguri di ‘Buon Natale’, i nomi di Maria, Giuseppe, Gesù perché “simboli non inclusivi. Ma per fortuna questa decisione – come a Venezia – è stata poi rigettata in quanto non c’è nulla di più offensivo per l’identità europea, il buon senso e soprattutto per quello che quei simboli  veicolano. La cristianità è la mia e la nostra cultura, è la cultura che ha proposto alla civiltà quello che sarebbe divenuto il suo patrimonio morale distintivo: una dignità dell’uomo che non è nella disponibilità di nessun potere umano ma solo dell’amore, della fondativa solidarietà universale incarnata in Dio fatto uomo. L’esperienza cristiana della vita, è il contenuto antropologico dell’Incarnazione cristiana nella scena dell’Annunciazione. Perché la stessa divinità di Cristo lì è stata «concepita» nel seno di Maria e nel cuore di Giuseppe: nella loro accettazione della rottura dell’ordine naturale. Il Cristianesimo che ci fa vedere divino ogni uomo che ci venga incontro o che è caduto sulla strada. La morale del Samaritano ne è la logica conseguenza. Cristo è il Maestro-testimone di questo incontro che mi rinnova. E mi fa libero. Mentre la sanità rischia di collassare per mancanza di programmazione e personale e risorse, e l’Italia è un Paese ormai di vecchi, e le aziende faticano a trovare la manovalanza necessaria, frullano da certa politica ancora parole al vento, polemiche fatte d’aria – come questa a Venezia, città della celeberrima e amatissima Santa Maria della Salute. Semplicemente, tanto stonato rumore per nulla.