Nessuna donna eletta alla Provincia di Teramo, segno dell’iniquità della legge sulle “quote rosa”, verso la quale sono stata, da sempre, più che scettica. Del resto, se avesse mostrato efficacia, i dinosauri maschilisti della politica non l’avrebbero mai accettata, non ci avrebbero lasciato essere neanche “una categoria protetta”, come animali in estinzione.
Eppure ne siamo tante di più e il rapporto numerico, nella gestione maschilista della politica, conta tanto. Erano 13 le candidate nelle liste per il rinnovo del Consiglio provinciale, su 31 in totale, non poche come da legge; eppure su nessuna di loro i partiti, le forze politiche, nemmeno le civiche, hanno puntato quel poco che bastava almeno a salvare la faccia. Un paio di loro le conosco bene e sulle loro qualità e capacità, politiche e personali, potrei mettere la mano sul fuoco; ma in politica le competenze contano poco, si sa, lo vediamo in quel che la politica riesce a esprimere, almeno questa politica dei maschi.
Ma ce l’ho in primis con le donne; non tanto perché non votano le donne (che mi sembra una sorta di suicidio, ma alla fine ciascuno vota chi vuole), ma perché non smettono mai di essere mamme, mogli, crocerossine e vittime, soccorrevoli e comprensive verso i loro uomini, pronte a fare un passo indietro per lasciare spazio all’arroganza e prepotenza maschile, incapaci di fare “lobby”. Potete tenervi le vostre scarpette, le panchine rosse e le belle frasi dell’8 marzo e del 25 novembre, perché quello accaduto al Consiglio provinciale di Teramo è solo un altro, l’ennesimo, atto di sopruso nei confronti della partecipazione negata “dell’altra metà del cielo” mentre, nel rallegrarsi per il risultato, tutti i neo consiglieri si rammaricavano per l’assenza delle donne. Ebbene, dimettetevi, dimettetevi tutti fino a lasciare spazio alla prima donna tra i non eletti; o dimettetevi per dimostrare di credere nella rappresentanza democratica. Allora e solo allora dimostrerete di essere uomini davvero e potrete rimettervi in bocca la parola “democrazia”.
Io, per mio conto, non vi voterò più, non voterò mai più nessuno di voi e spero che, in questo, mi seguano tante altre donne. Come spero che le donne inizino a rifiutare le candidature, offerte solo “per riempire le liste” come da legge, perché senza donne (sappiatelo e fatelo valere) le liste non saranno valide; e allora, quando non si potranno neanche presentare le liste perché noi non ci saremo, allora vorrò vedere se i partiti, le forze politiche e le civiche cambieranno il loro modo di “contrattare” il ruolo nelle Istituzioni.
L’ho detto prima, siamo tante di più.
di Draghi e Dragoni