TERAMO – “Il presidente Marsilio sembra essere stato folgorato sulla via del rigore, complice probabilmente la nomina cui tanto ambiva, quella da sub commissario (vuoi mettere la differenza tra ‘comparsa’ e ‘attore principale’!). Peccato che quella che stiamo vivendo non sia una commedia teatrale”. Usa l’ironia, la Consigliera comunale del M5S di Teramo, Pina Ciammariconi, in un comunicato in cui critica l’azione messa in campo dalla Regione Abruzzo nell’emergenza sanitaria. “Siamo passati, nell’arco di una manciata di mesi, dall’aprire tutto anzitempo, durante la prima ondata, alla zona gialla una decina di giorni fa salutata dall’assessore alla Salute Nicoletta Verì, il 5 novembre per la precisione, con notevole ottimismo e sottolineando ‘come le azioni messe in campo dal governo regionale, insieme al Dipartimento Sanità e a tutte le Asl, si fossero rivelate efficaci a far fronte alla seconda ondata della pandemia’. Qualche giorno prima il governatore Marco Marsilio aveva spiegato come l’Abruzzo stesse ‘resistendo meglio di molte altre Regioni perché capace di intercettare precocemente i contagiati, riducendo i casi gravi che necessitano di cure ad alta intensità e circoscrivendo i focolai attivi’.
Ma se tutto era perfettamente sotto controllo, come mai l’Abruzzo è scivolato prima in ‘zona arancione’ e oggi si ritrova in ‘zona rossa’? Forse perché la pressione sugli ospedali si stava facendo di giorno in giorno più drammatica e la cosa era evidentemente sfuggita ad entrambi?”
“Secondo uno studio dell’Università Cattolica di Roma – informa Ciammariconi – nella nostra regione, già il 14 ottobre era stata ‘saturata la capacità aggiuntiva di posti per l’emergenza Covid’ del 150% (Fonte: dati Altems). Appena è stata diffusa la notizia però, presidente e assessore, si sono prodigati per smentirla e rassicurare tutti, contestando i dati dello studio poiché, a loro dire, non veritieri. Sta di fatto che l’università Cattolica ha preso come riferimento dati ufficiali forniti dalle stesse regioni e, al 14 ottobre, l’Abruzzo, che già disponeva di 123 posti di terapia intensiva (pre covid), ne aveva aumentati solo 7 pur avendo avuto in dotazione tra marzo e aprile 57 ventilatori, ma questa è un’altra storia. Sempre a quella data, risultavano ricoverati in terapia intensiva 10 pazienti COVID pertanto: 7 posti occupati su 7 costituiscono il 100% e i 3 in più quasi il 50%.
Cosa non sia stato chiaro ad entrambi nella frase ‘è stata saturata la CAPACITÀ AGGIUNTIVA…’ non si è capito, ma il tentativo di arrampicata sugli specchi, farfugliando numeri a casaccio tra un’ospitata in tv e un comunicato stampa, è tragicamente fallito, visto che a stretto giro ci siamo ritrovati in zona rossa”.
“Al presidente sfugge inoltre la ratio della norma riguardante l’aumento della dotazione delle TI – incalza la Consigliera 5S – che è ben spiegata dal professor Americo Cichetti, ordinario di Organizzazione Aziendale presso la facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e che ha commentato lo studio: ‘Dobbiamo considerare che le attuali dotazioni di terapia intensiva (e il relativo personale) devono essere sufficienti per i pazienti Covid ma anche per quelli non Covid. Non possiamo immaginare di dedicare nuovamente una risorsa critica del SSN alla pandemia: questo era giustificabile nell’emergenza a marzo, ora non sarebbe giustificabile perché andrebbe a ledere il diritto alla tutela della salute e quindi il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza per tutti i cittadini…’. Per il presidente invece, si vive alla giornata, si creano posti a seconda delle esigenze del momento, ‘seguendo l’andamento del fabbisogno’, e pazienza se i famosi livelli essenziali di assistenza vanno a farsi benedire e la gente muore in ambulanza davanti ai pronto soccorso”.
“E siccome cominciamo ad essere stanchi dei suoi caroselli da campagna elettorale, è bene ricordare cosa ha detto e fatto durante la prima fase della pandemia e soprattutto cosa non ha fatto per prevenire o quantomeno arginare la seconda ondata che ci ha travolto grazie a scelte discutibili, per usare un eufemismo, di cui si è compiaciuto e vantato, non perdendo occasione per accusare il governo di dissennatezza per il fatto di aver sempre invitato alla prudenza, prudenza che se tutti avessimo percepito come un buon consiglio e non come una sorta di ‘dispetto’ – continua la pentastellata – oggi staremmo sicuramente a parlare d’altro. Di seguito l’elenco delle mancate o errate azioni:
– 28 aprile 2020 l’assessore Febbo: ‘faremo ordinanze per le riaperture che sorvoleranno questo DPCM’, contestando la gradualità applicata dal governo, ‘e chi vorrà impugnarle, lo facesse. Sia ben chiaro che l’Abruzzo non starà con le mani in mano, come ha già dichiarato il Presidente Marsilio, e metterà in campo tutte quelle azioni necessarie per la salvaguardia della propria economia nel rispetto delle norme sanitarie’.
– 21 maggio 2020 Marsilio dalla sua pagina Facebook: ‘l’Abruzzo è in prima linea, antesignano, abbiamo dato la spinta decisiva alla riapertura. Era necessario rimettere in moto l’economia per il nostro futuro’.
– 7 giugno 2020: Ordinanza numero 70 che riapriva parchi tematici, acquatici, parchi divertimento permanenti, luna park e spettacoli viaggianti, circhi, teatri tenda, arene, sagre e fiere ed altro ancora.
– 14 giugno 2020: ordinanza numero 74, che sanciva la riapertura delle discoteche, in barba alle raccomandazioni del governo e del CTS nazionale.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti”, conclude Ciammariconi.