TERAMO – Nel consiglio comunale di ieri, 20 ottobre, il Movimento 5 stelle è intervenuto sul Teatro romano il cui iter, con l’abbattimento del palazzi Adamoli e Salvoni e l’approvazione in Giunta del progetto definitivo, è prossimo al traguardo. “Abbiamo sinteticamente ripercorso la storia del recupero e considerato che nel corso degli anni, dagli studi di prefattibilità all’odierno progetto – commenta la consigliera al Comune di Teramo Pina Ciammariconitanti sono stati gli elementi di discussione che hanno portato alla attuale soluzione, in una prospettiva sostanzialmente migliorativa e vicina alle indicazioni della famosa ipotesi ‘C’ del Carbonara rispetto alle prime ipotesi emerse, quali ad esempio l’enorme teca/gabbia in vetro, elemento di separazione che tanto richiamava l’immagine di una palestra o centro commerciale. Il grado definitivo di progetto ha accolto una serie di prescrizioni della Soprintendenza, necessarie e condivisibili”.

“Rimane il rimpianto per non aver percorso una serie di soluzioni alternative, a nostro avviso più convincenti rispetto a quella finale – aggiunge la pentastellata – come la possibile sistemazione a quota calpestio del teatro, di tutta l’area, sistemazione per la quale, nel 2019, scrivevamo a mezzo stampa: ‘…C’è poi la questione del rapporto con la circostante area archeologica. In una delle ipotesi progettuali del Carbonara, (che, benché solo allo stato embrionale, continuiamo a reputare di gran lunga migliore) era tutta la zona ad essere ribassata, con il vantaggio di rendere il teatro realmente emergente, e di riconnetterlo esattamente alla stessa quota di tutte le preesistenze archeologiche presenti nei dintorni, nella certezza che un giorno si procederà al loro rinvenimento. Si garantiva quindi un approccio più sistematico e non puntuale dell’opera con il sito circostante. La soluzione Bellomo, viceversa, riconferma la quota ‘moderna’, quella dell’attuale via Paris, e renderà difficile una futura connessione con i resti che saranno rinvenuti’.  Se questa suggestiva ipotesi progettuale è definitivamente tramontata, rimane però la possibilità di correggere il tiro per quel che riguarda la problematica dell’impatto della copertura, resasi necessaria per coprire gli elementi in gessoarenite altrimenti esposti alle intemperie, come peraltro indicato dalla Soprintendenza. Detta copertura appare dai rendering emersi dai canali ufficiali piuttosto sbilanciata, impattante per dimensioni, forma, altezza. La visuale dell’intera area, sempre dai modelli tridimensionali, è ora ampiamente cartterizzata da questo elemento orizzontale che sovrasta in lungo ed in largo le sottostanti emergenze architettoniche, dando a tutto il complesso l’immagine di uno sgraziato Deltaplano”.

“Abbiamo quindi chiesto all’Assessore ai Lavori pubblici che nella progettazione esecutiva si prenda in considerazione la possibilità di ridurre le dimensioni delle copertura, con eventuale accorciamento dello sbalzo verso l’esterno e verso l’interno e attraverso l’impiego di materiali che siano il meno possibile impattanti rispetto alle preesistenze archeologiche. I nostri suggerimenti vanno inquadrati nell’ottica non di una sterile critica ma di una possibile visione migliorativa dell’intervento. Il recupero del nostro magnifico Teatro rappresenta un’occasione imperdibile per il rilancio della nostra città. Occorre che venga fatto nel miglior modo possibile”, conclude Pina Ciammariconi.