Sarebbe stata una vittoria legittima se il Teramo avesse concretizzato il 50% delle palle goals costruite nel contesto di una gara non bella, ma che ha comunque consentito al Rende di fare proprio il primo punticino in campionato. Recrimineranno molto i biancorossi per i due punti letteralmente buttati al vento, perché non si possono sbagliare occasioni da rete, anche macroscopiche, quali sono state quelle del possibile 0–2 capitate a Bombagi al 22° del s.t. (solo in piena area calcia centralmente, addosso al portiere) ed a Magnaghi quattro minuti più tardi (assist meraviglioso di Arrigoni e, anche lui solissimo, tira alto). Il calcio insegna che dal raddoppio si può passare al goal subito, nell’unico tiro in porta (davvero uno solo!) dei calabri. Nasce da un errore in disimpegno di Arrigoni e da una dormita dei centrali difensivi, che hanno lasciato spazio e tempo sufficienti a Rossini per confezionare un pallonetto vincente da ben oltre l’area di rigore… Ma facciamo un passo indietro.
Nel Teramo di Vibo Valentia c’è una sola variazione rispetto alla gara vinta contro la Cavese; come previsto Santoro prende il posto di Lasik. Privi ancora di Cianci (squalificato), di Minelli e di Soprano, il 4-3-2-1 del Teramo vede Tomei in porta, Cancellotti, Di Matteo, Piacentini e Cristini in difesa; Santoro, Arrigoni e Mungo in mezzo con Martignago e Bombagi dietro all’attaccante Magnaghi.
Il primo tempo, che fa registrare davvero tanta confusione in campo (ma per giocare al calcio bisogna essere in due), la squadra di Tedino comunque, ancora prima del vantaggio arrivato su calcio di punizione di Bombagi (40°), era andata vicino al gol con lo stesso trequartista al 13° (colpisce male dai 12 metri, con la palla che batte a terra e si perde alta sul cross di Di Matteo da sinistra), con Santoro al 19° (ruba palla in area ad un difensore e da ottima posizione calcia sul palo lungo, angolando troppo) e con Mungo alla mezz’ora, la cui conclusione dalla distanza colpisce il palo alla sinistra di Savelloni, bravo nel toccarla di quel tanto che bastava. Dei calabri nessuna traccia, se non tantissima densità e confusione nella propria trequarti campo, utile soltanto per annebbiare le idee avversarie. Al riposo vantaggio comunque meritato, anche striminzito.
Nella ripresa il clichè è identico: il Teramo la gara la vuole chiudere e il Rende dà quasi l’impressione d’essere rassegnato a limitare i danni: dopo una punizione che sfiora il palo di Bombagi (12°) arrivano anche le macroscopiche due occasioni già descritte in apertura. C’è tempo, invece, per il frittatone che rimette incredilmente in piedi il risultato e rialza anche lo spirito dei padroni di casa. Per la verità (si giocava il 27° della ripresa), al termine mancavano ancora 18 minuti più recupero, ma i biancorossi avevano, evidentemente, già dato… ed omaggiato! Senza addentrarci più di tanto sulle prestazioni dei singoli, perché sarebbero più d’una le domande da porsi circa il rendimento (scarso) di taluni pezzi da novanta, è innegabile che il Teramo squadra non lo è ancora: probabilmente lo diverrà, ma i due punti regalati al Rende peseranno comunque tantissimo sul campionato, perché non riuscire a vincere, oggi, potrebbe aver colorato di rosso anche i volti di coloro restati ininterrottamente sotto il sole d’estate, dai primi di maggio! E non vogliamo pensare a chi ha già percorso 675 Km di andata e dovrà percorrerne altrettanti, dopo 16 ore di viaggio tra andata e ritorno… almeno una trentina.