Ieri mattina parenti ed amici di Giulia Di Sabatino si sono ritrovati davanti al tribunale di Teramo per l’apertura del processo per induzione alla prostituzione e pornografia minorile. Un 30enne di Giulianova conservava 134mila file, foto e video della ragazza, ritrovate dalla Polizia postale. E secondo la famiglia da questo dibattimento potrebbero venire fuori elementi utili per far riaprire le indagini sulla morte di Giulia, nella convinzione che si sia trattato di un omicidio. Perché Giulia negli anni era stata irretita da qualcuno che in cambio di foto hard le prometteva denaro con tanto di tariffario. E non solo a lei..
Mentre ero a prendere un aperitivo nel migliore aperibar d’Abruzzo, il caffè “Saten” davanti alla camera di commercio di Teramo, due donne hanno insistito per raccontarmi la vicenda. E hanno fatto bene. Sentite qua.
Siamo sul cavalcavia che scavalca la A14 , all’altezza di Tortoreto. E’ la notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2015. Una ragazza cammina barcollando verso questo cavalcavia sostenuta dai due uomini che la tengono a braccetto. I fari illuminano un giovane volto che sembra terrorizzato. E’ tardi. Molto tardi. Fermarsi non è prudente. È questa la scena che un automobilista vide la sera della morte di Giulia di Sabatino, la 19enne apparentemente suicida, trovata dilaniata dopo essersi apparentemente lanciata dal cavalcavia 205 della A14. La storia è confermata da un camionista di passaggio. Se dovesse trattarsi proprio della diciannovenne, proverebbe che quella notte, nel giorno del suo compleanno, Giulia non era sola. E che, verosimilmente, non era padrona di sé. E chi erano i due che la accompagnavano ?
In questi sei anni la famiglia ha sempre ribadito la propria convinzione che Giulia non si sarebbe mai tolta la vita. La ragazza, infatti, quando è uscita per l’ultima volta di casa aveva la valigia pronta. Di più, aveva già il biglietto aereo per trasferirsi in Inghilterra dove ad attenderla c’era la sorella. Un trasferimento. Non un viaggio. Tanto desiderato. Voluto. Atteso.
Nonostante i dubbi dei genitori e gli elementi forniti dalle indagini difensive, il caso è stato archiviato.
Ma ci sono parecchi dubbi: nessuna traccia di ruggine e nemmeno terriccio sugli indumenti. Nessuna traccia sui resti e nemmeno sotto le suole di una scarpa da tennis di Giulia Di Sabatino. Nulla di compatibile con la ringhiera in ferro e il parapetto del cavalcavia della A14, tra Giulianova e Mosciano da cui la ragazza sarebbe volata giù. Come è possibile ?
Il corpo della giovane è stato trovato all’alba sulla corsia nord dell’autostrada, proprio sotto il ponte autostradale, e questo aveva fatto ipotizzare un suicidio. Le perizie dei Ris però smentiscono ora questa ricostruzione dei fatti: Giulia non ha scavalcato la recinzione del viadotto. Forse è stata lanciata?
Oppure è stata uccisa, e il corpo è stato abbandonato successivamente sul quel punto della A14 per far pensare altro ?
Chi c’era con lei nel bowling di Tortoreto (vicino l’Acquapark) dove Giulia è stata vista da parecchi testimoni prima di scomparire.
Una ragazza che vuole uccidersi va a giocare a bowling ? Una ragazza che vuole buttarsi da un ponte va a fare sesso con il ragazzo “delle panda rossa” ?
La ragazza è stata ritrovata a pezzi e naturalmente si è pensato che si fosse buttata dal ponte della A14. Ora però le indagini seguono una diversa pista: Giulia potrebbe essere stata uccisa altrove, fatta a pezzi e gettata dal ponte per depistare le indagini. La verità su chi e perché è stata uccisa Giulia nel giorno del suo compleanno non c’è.
Neanche l’autopsia, al tempo, riuscì a stabilire le cause del decesso. Oggi, invece, nuovi consulenti italoamericani dell’Emme-Team sostengono che i resti di Giulia siano compatibili con “una lama rotante di una trebbiatrice o di un tritarifiuti”. Questi consulenti sostengono che la ragazza sia stata uccisa altrove, fatta a pezzi e poi lasciata in autostrada per depistare, e sostengono che ci sarebbero tracce di due differenti Dna, uno maschile e l’altro femminile, che già in passato i Ris avevano individuato proprio sulla maglietta della ragazza ritrovata morta sull’A14. A sostenerlo l’assenza di tracce di sangue rilevate su quella strada malgrado il corpo della giovane fosse stato investito più volte e martoriato dalle auto che quella notte sono transitate, anche a forte velocità (120 km/h), senza mai accorgersi dell’impatto con un cadavere.
Di certo i tecnici informatici incaricati dai genitori della vittima sono riusciti a recuperare ben 3.008 foto, cancellate dopo la morte della ragazza. Riscontrata anche la cancellazione delle cartelle di download, dove Giulia salvava immagini, video e screen-shot, centinaia di messaggi vocali, prima eliminati ma ora di nuovo disponibili, così come l’intera cronologia di un browser internet che la ragazza usava per navigare. Inoltre sono emerse cancellazioni e accessi di sconosciuti al profilo Facebook della ragazza. Ciò che però ha suscitato maggiori sospetti è il cambio di credenziali dell’e-mail della 19enne, avvenuto la notte della sua morte. La giovane aveva lasciato il cellulare a casa. La sostituzione è avvenuta da un indirizzo IP corrispondente ad un dispositivo diverso dal suo I-phone o dal suo tablet, un indirizzo IP che si trovava in una località molto distante dal luogo dove invece si trovava Giulia.
Anche per questo Luciano Di Sabatino e Meri Koci, i genitori di Giulia, continuano a rivolgere appelli a eventuali testimoni.