ROMA – Per la fine di aprile la campagna di vaccinazione anti Covid potrà raggiungere un massimo di 350.000 dosi al giorno, valore inferiore all’obiettivo di 500.000 al giorno fissato dal governo. Restano inoltre importanti differenze tra le regioni e province autonome nel ritmo delle vaccinazioni degli over 70. E’ quanto emerge dall’analisi condotta dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac) “Nell’ultima settimana, il numero medio di somministrazioni al giorno è arrivato a circa 300.000 unità con un aumento aggiuntivo di circa 6.000 unità rispetto all’aumento atteso di circa 23.000, in base alla crescita lineare nel periodo dal primo marzo al 18 aprile“, osserva Sebastiani. “Sembra confermata – aggiunge – la mia previsione che a fine aprile non raggiungeremo le 500.000 somministrazioni al giorno, come precedentemente annunciato dal governo, ma al massimo 350.000″. Dalla prima settimana di marzo alla settimana scorsa, inoltre, il numero medio di vaccinazioni al giorno è aumentato in modo approssimativamente costante, pari a circa 23.000 unità ogni settimana, e la settimana scorsa l’aumento è stato di 9.000 unità in piu’ rispetto al valore atteso. I dati, prosegue, “indicano chiaramente che non è possibile un’accelerazione tramite il vaccino della Pfizer. Infatti, alla fine della scorsa settimana c’erano a disposizione circa 700.000 dosi di questo vaccino, a fronte di 2,3 milioni di persone che aspettavano la seconda dose. La situazione è diversa per il vaccino di AstraZeneca, del quale erano disponibili oltre 1,15 milioni di dosi che potrebbero essere somministrate subito, considerando le 12 settimane di intervallo tra le due somministrazioni. Probabilmente, questo dipende dalla diffidenza verso questo tipo di vaccino da parte della popolazione“.
Alla fine della settimana scorsa, inoltre, mancavano circa 12,4 milioni di somministrazioni per vaccinare in modo completo, con doppia dose, l’insieme di tutte le persone che hanno 70 anni o più, ossia la fascia d’età nella quale si concentra l’86% della mortalità per Covid-19. Nelle percentuali delle dosi a over 70 rispetto al totale delle doppie dosi si registrano infine grandi differenze tra le regioni-province autonome rispetto al valor medio nazionale del 40%. Il valore più alto si registra nelle province autonome di Trento e Bolzano e in Basilicata (49%), seguite da Emilia-Romagna (47%), Veneto, Lazio e Molise (ciascuna con il 45%), Piemonte e Marche (42%), Umbria (40%), Liguria, Lombardia e Campania (39%), Friuli-Venezia Giulia e Toscana (38%), Abruzzo e Puglia (37%), Valle d’Aosta (36%), Sardegna (35%), Calabria e Sicilia (32%) – ANSA –