Come sapete io sono un sostenitore della tesi che clima (nello specifico stagnazione dell’aria e temperature ideali) e percentuale di inquinanti (PM10 e polveri sottili in genere) stanno influenzando la diffusione del virus e le percentuale di morti nelle aree specifiche che conosciamo.
Condivido parzialmente un articolo di un autore ignoto su fabristol, che correla principalmente il fattore inquinamento (e dunque la stagnazione dell’aria dovuta al clima e la produzione industriale) e le morti.
Se guardiamo bene le tre mappe che vi ho allegato per semplicità la percentuale di morti corrisponde ai maggiori accumuli di inquinanti nei bassi strati nell’area della Pianura padana e del sud-est della cina (Wuhan). A sud della pianura padana e a nord della stessa la percentuale diminuisce considerevolmente. Come è possibile? Cosa rende la Pianura Padana e la zona del sud est asiatico diversa rispetto al resto d’Europa e del mondo?
E’ molto probabile (anche se non certo) che l’alta concentrazione di PM10 e di inquinanti in genere renda il sistema respiratorio più suscettibile alle complicazioni dovute al COVID -19. Piu è alta l’esposizione a PM10 e costante nel tempo (come per gli anziani) più è alta la probabilità che il sistema respiratorio sia indebolito e predisposto ad avere complicazioni date dal virus stesso. Questo spiegherebbe il motivo per cui le persone sotto i 40 anni e soprattutto i giovanissimi non muoiano, e questo perché sono stati esposti per meno tempo a inquinamento oltre che più resistenti dal punto di vista fisico.
Sarebbe interessante confrontare i dati di chi ha vissuto dal dopoguerra a oggi in queste regioni e chi invece vi si sia spostato recentemente. Mi aspetterei una più alta mortalità per autoctoni (che hanno vissuto tra gli anni 50 e oggi con altissimi livelli di PM10 per decenni) rispetto a chi vi è emigrato recentemente. Ripeto è tutto da studiare, nulla è certo ma è più di una semplice ipotesi.
di Pierluigi Casalena