BULLISMO NELLE SCUOLE E NELLE ISTITUZIONI, UN PERICOLOSO PARALLELO

La vicenda del ragazzo quattordicenne perseguitato dopo aver fatto il suo coming-out come persona bisessuale, le imprecisioni e il modo in cui è stato riportato l’accaduto da alcune testate giornalistiche, le vicende che hanno interessato componenti della maggioranza al Consiglio regionale in particolar modo il governatore Marsilio e la consigliera Mannetti, tutto questo – per quanto sembri distante – porta con sé invece i medesimi segni di un contesto sociale e culturale fortemente caratterizzati da una visione violenta e prevaricatrice del mondo. In una parola sola: bullismo, con cui sia i compagni di scuola del giovane sia Marsilio pensano di poter agire nei confronti del prossimo. Il caso dello studente discriminato mette in luce la necessità di una maggiore sensibilizzazione e educazione riguardo al bullismo e alla diversità nelle scuole, per prevenire simili episodi in futuro. È fondamentale che le vittime di bullismo ricevano supporto adeguato da parte di adulti e professionisti, per aiutarle a superare queste esperienze traumatiche. È altresì fondamentale che anche i mezzi di comunicazione siano pronti a raccontare quello che accade alla vita delle persone in modo adeguato. Il coming out è una cosa diversa dall’outing, e dirsi bisessuale non equivale a dichiararsi gay. La formazione serve nelle scuole, ma anche negli ordini professionali e in ogni circostanza che comporti un rapporto ravvicinato con le persone e le loro vicende più personali e intime. Il giovane malmenato per aver fatto il suo coming out, cioè per aver socializzato la sua bisessualità, pensava di poter fruire di quella libertà che non giace nelle mani di qualche maleducato e insensibile, ma nelle parole della Costituzione, come ci ha ricordato due giorni fa il professor Angelo Schillaci durante una formazione su “Diritti sociali e diritti civili, un abbraccio che profuma di lotta alle diseguaglianze e futuro”. Lo stesso vale per la consigliera Mannetti, rea di aver osato esprimere la sua opinione in un’intervista, tanto da sentirsi dire dal governatore in carica “alla prossima intervista ti prendo a calci nel …”. Non siamo qui per valutare l’operato della giudice, che si pone nell’alveo di quell’orientamento riparativo e non solo punitivo nel quale ci riconosciamo specie quando si tratta di giovanissime persone. Siamo qui per ribadire il valore fondante dell’educazione e della prevenzione come azioni socialmente rilevanti. Educazione e formazione che necessitano di un orientamento libero dai pregiudizi sull’orientamento e l’identità di genere, così come sul valore intrinseco della presenza delle donne nel mondo della politica, che non possono essere accompagnate mai – e sottolineiamo mai – da modi maschilisti violenti e prevaricatori come quelli usati dal governatore Marsilio.

Daniele Marinelli, segretario regionale Pd Abruzzo Marielisa Serone D’Alò, responsabile del dipartimento Diritti del PD Abruzzo