Ecco la riflessione del Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto in occasione della odierna Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie:
Il 21 marzo è la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’iniziativa, organizzata per la prima volta nel 1996 dall’Associazione Libera, nacque per volontà di una madre che aveva perso il figlio nella strage di Capaci e non sentiva mai pronunciare il suo nome. Il dolore della donna ha trovato riscontro presso le istituzioni: infatti il 1° marzo del 2017 la Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge che istituisce e riconosce ufficialmente la celebrazione.
Ma è dal 1996, ogni anno, che il 21 Marzo in una città diversa del Paese vengono recitati quei nomi come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora. Verso tutti costoro abbiamo un debito di riconoscenza e di responsabilità, perché siamo chiamati a far sì che il loro sacrificio non si riveli inutile.
Quest’anno la città in cui si celebrerà tale rito è Padova, apparentemente lontana dai luoghi dove la mafia impera con il suo portato di sopraffazione, prepotenza, dolore e morte. Apparentemente, perché se c’è un cancro che la malavita organizzata ha infiltrato dentro la nostra società, è proprio la sua capillare corrosione di luoghi e ambienti dove silenziosamente ma pervicacemente opera.
Una delle più insidiose attività della criminalità organizzata, è di permettere la costante affermazione del disvalore che porta con sé. E per fare questo utilizza strumenti che inquinano alla base i vincoli sociali, rendendo ‘normali’ pratiche, comportamenti e modalità d’azione che normali non sono. Penso alla dipendenza che essa sa creare grazie alla mancanza di lavoro; al fascino che suscita con il ricorso al facile guadagno; al ricorso a pratiche capaci di aggirare norme e consuetudini; alla sottomissione fisica e psicologica; all’obbedienza cieca che nei suoi adepti genera assoggettamento e passività; al silenzio cui le sue pratiche violente e minacciose, costringe.
Ecco perché ritengo che il 21 marzo acquisti un significato particolare con quell’abbraccio sincero ai familiari delle vittime innocenti delle mafie. Per tutte queste istanze è importate celebrare questa specifica Giornata. Sia nel rispetto delle vittime, sia nella speranza che il dolore e la memoria conducano a una generale presa di coscienza su dove e come intervenire.
Un fronte sul quale agire, esiste già ed è la scuola: l’ambiente dove i giovani apprendono le basilari norme della convivenza. Con essi e insieme ad essi vanno posti alla base dei comportamenti i sistemi e le pratiche dell’onestà e della responsabilità. Studiare, applicarsi, aiutare chi rimane dietro, fare corpo con i compagni di classe e gli insegnanti; e poi condividere la conoscenza e la convivenza, esportare nelle famiglie un sistema fatto di regole applicate, di comportamenti corretti, di solidarietà reale; questo è un percorso che conduce all’affermazione dei diritti collettivi esaltando quelli individuali, di un sistema che rifiuta il compromesso, che rigetta il favore del singolo e la degenerazione della protezione individuale.
Proprio come è capitato alle vittime innocenti della mafia; tutte persone che, per mestiere, appartenenza familiare o per il mero terribile caso, sono state colpite dalla spietatezza e dalla ferocia di un sistema malavitoso che non ha rispetto per la vita umana, non ha considerazione per la storia di ciascuno, non ha riguardo per nulla se non per il proprio tornaconto.
Oggi è anche la Giornata mondiale della poesia, una occasione da non perdere, vista la coincidenza; con una poesia di Valentino Zeichen chiudo questa riflessione.UNA MENTALITA’
A “monte” risiede il vizio?
della mentalità mafiosa.
?La mafia non sta solo?
negli odiosi crimini,?
mafia è anche sottinteso,
?sotterfugio che si insinua
?nelle abitudini linguistiche
?di inconsapevoli onesti.
?Mafia è interdizione
?a comunicare, censura;
?è incentivo affinché?
sospetto e diffidenza?
cancellino ogni verità.?ù
Mafia è trascurare i muri?
privi d’intonaco,?
lasciare che le cartacce volino?
e che la loro ombra?
imbratti la terra;
abbandonare i “vuoti a perdere”?
e le deformate plastiche
?quale ritratto del degrado.?
Uomo dai doppi fini,?
ricerca lo scambio?
di pensieri “franchi”?
in zona “franca” del pensiero;
?purtroppo, questo è?
il solo e debole?
antidoto al male.?
Raccogli le cartacce?
e ogni altra varietà di rifiuti;
?di tua iniziativa?
spazza la strada, intonaca?
e non sarà del tutto vano.