L’AQUILA – “In via di prima approssimazione, possiamo definire il diritto come un insieme di norme giuridiche destinate a garantire la pacifica convivenza sociale disciplinando i rapporti fra i componenti della società nonché fra la società ed i suoi componenti. Come non essere d’accordo con ‘web-unica’ quando a dover essere spiegato è il significato della più grande conquista che l’uomo abbia mai fatto in tema di convivenza civile qual è appunto il diritto? Se ci spostassimo in un carcere e ci addentrassimo all’interno dell’umano vivere dei detenuti e degli operatori ci accorgeremmo che il riuscire a garantire questo tipo di spaccato consociativo non solo renderebbe più pacifica la convivenza dei vari attori penitenziari ma aiuterebbe a fare capire al recluso da che parte sta il bene, come attingerlo e metterlo in pratica nel momento della riconquista della libertà”. A dichiararlo è il Vice Segretario Generale SPP Mauro Nardella.
“L’avvento del garante delle persone sottoposte a restrizione della libertà, altrimenti detto garante dei detenuti, nella persona dell’avvocato Monia Scalera, questo sta permettendo. Una persona che, come la Scalera, la sua innata intelligenza la sta mettendo a disposizione di tutti utilizzandola per contemperare le esigenze che hanno i detenuti di vedersi rispettati in punta di diritto con quella degli operatori penitenziari vogliosi di mettersi in discussione, dal punto di vista professionale e malgrado gli annosi problemi legati alla penuria degli organici – aggiunge il sindacalista di Polizia Penitenziaria – senza dover ricorrere agli straordinari in fatto di stress lavoro-correlato. Con Monia Scalera, stante quanto sinora visto, la garanzia in quello che si è appena affermato c’è ed è palpabile. Non c’è stato un momento, nelle mie intense giornate, passato senza confrontarmi con ella sulle problematiche afferenti il mondo carcerario. Sempre pronta a sostenere le tesi dei tanti poliziotti penitenziari che, come me, hanno avuto la fortuna di rapportarsi con lei, Monia Scalera sta dimostrando, con una eccellente vocazione, come andrebbe veramente svolto il lavoro di garante”.
“Sarebbe bastato guardarla all’opera fino a tarda notte, in quel del carcere di Pescara, in occasione della rivolta a tarda notte, di fianco l’egregio Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria Giacinto Siciliano; o di come, con una frequenza impensabile fino a qualche tempo, si presenta negli istituti Penitenziari per raccogliere le esigenze di tutti, operatori e detenuti, per capire di che pasta è fatta. Il giudizio che mi sento di darle, considerato quanto sinora visto, non può che essere molto positivo. Non ci resta ora che lavorare insieme perché, mai come nell’assicurare il diritto all’interno di carcere, l’unione fa la forza”, conclude Nardella.