Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’interno Luciana Lamorgese, ha deliberato di indire, per domenica 8 marzo 2020, la convocazione dei comizi per lo svolgimento del referendum popolare per il distacco del comune di Valle Castellana dalla regione Abruzzo e la sua aggregazione alla regione Marche. È quanto si legge in una nota del Consiglio dei ministri.
L’annuncio non può lasciarci indifferenti: l’Abruzzo ed il teramano in modo particolare, corre il rischio di subire una rilevante mutilazione.
Un suo importante territorio, come quello di Valle Castellana, che ha avuto sempre una relazione intensa con comuni limitrofi come Campli, Civitella del Tronto, Rocca Santa Maria, potrebbe perdere relazioni di vicinanza e di scambievolezza per la scarsa lungimiranza delle istituzioni abruzzesi ed aprutine che non hanno fatto quanto era in loro potere per contrastare la volontà degli abitanti di Valle Castellana, di scivolare tra le braccia delle Marche e di Ascoli Piceno, nello specifico.
Ora, per carità, queste cose sono accadute anche in altre realtà non distanti da noi. Nelle stesse Marche, solo nel 2009, ben sette comuni della Alta Valmarecchia e facenti parte della Provincia di Pesaro e Urbino, transitarono in Romagna ed ingrandirono la giovane provincia di Rimini.
Stiamo però parlando di due realtà davvero differenti: in quest’ultimo caso i comuni marchigiani andavano a riunirsi in un territorio omogeneo, il Montefeltro, che aveva in Rimini il suo centro naturale.
Qui è l’esatto contrario: una storia rende indissolubile il rapporto tra la Valle Castellana ed il Regno delle due Sicilie che, appunto, delimita il suo confine proprio in questo territorio, lambito dalle acque del torrente Castellano.
Comunque, oltre gli aspetti storici, risulta inaccettabile che la Valle Castellana, per le ragioni di viabilità, di prossimità scolastica e sanitaria, pur importanti, smarrisca la sua connotazione identitaria per tramutarsi in un comune marchigiano verso cui non si individuano ragioni fondanti perché ciò avvenga.
Vorrei che gli abruzzesi si risvegliassero dal torpore in cui sembra siano scivolati e rivendichino a gran voce la propria vicinanza emotiva e fondata sulla comune origine, nei confronti degli abitanti di Valle Castellana.
Se non ora, quando?
di Ernesto Albanello