PESCARA – “Il contratto proposto dall’ARAN non rispondeva alle esigenze degli operatori sanitari, né in termini economici né in termini di miglioramento delle condizioni di lavoro. Troppo poche le risorse per incrementare gli stipendi, circa un terzo del tasso di inflazione del periodo di riferimento con una perdita importante in termini di potere di acquisto degli stipendi. Insufficienti le risorse per incrementare le indennità condizioni di lavoro, nessuna risposta sul finanziamento delle progressioni economiche”. Così, in una nota congiunta, il coordinatore regionale Sanità Pubblica della Fp Cgil Abruzzo Molise Marco Di Marco e il segretario generale Fp Cgil Abruzzo Molise Luca Fusari, spiegano le ragioni del diniego del sindacato alla firma del contratto sulla Sanità Pubblica.
“Nessun incremento dei fondi da destinare a welfare contrattuale con risorse da bilancio delle aziende. Nessun incremento del buono pasto né tanto meno l’eliminazione della quota di 1/5 a carico dei lavoratori. Nessuna risposta per tutti i profili del ruolo amministrativo e tecnico – continuano i due sindacalisti – né sullo sviluppo di carriera né tanto meno sulla parte economica. Inserimento del nuovo profilo dell’assistente infermiere, così come presentata questa nuova figura professionale rischiava di abbassare la qualità dell’assistenza infermieristica e di ridursi a mera questione di abbattimento del costo del lavoro. Sarebbe sparita ogni possibilità di carriera dall’interno per gli Oss. Nessuna risposta per l’autista soccorritore e il mediatore culturale. Nessuna modifica alla retribuzione per ferie, nonostante le sentenze di Cassazione che hanno affermato come nel periodo di ferie spettino tutte le indennità percepite relativamente alle mansioni ordinariamente svolte”.
“Sarebbe stato mantenuto l’orario convenzionale invece del riconoscimento dell’orario programmato – spiegano il Coordinatore e il segretario di Fp Cgil – cosa che genera impropriamente debito orario a danno delle lavoratrici e dei lavoratori. Sulle prestazioni orarie aggiuntive sarebbe stata accettata, senza alcun contraddittorio, l’impostazione del governo, ‘Se vuoi guadagnare di più lavora di più’, ma come si fa a chiedere ad un operatore sanitario che già vive condizioni di lavoro massacranti di arrivare a più di 40 ore di lavoro, magari notturne, per arrivare a fine mese? E che servizio si offre ai cittadini in termini qualitativi? Per quanto riguarda le pronte disponibilità nessun incremento dell’indennità oraria ma, per giunta, il superamento per qualsiasi necessità aziendale, compresa la carenza d’organico, del tetto di 7 PD mensili che avevamo conquistato con il CCNL 19/21, quindi nuova marcia indietro”.
“Ancora una volta nessuna risposta alla nostra richiesta di una sezione specifica per il personale delle Arpa. La tutela dei diritti e della dignità degli operatori sanitari compreso il riconoscimento di un giusto salario è il motivo per cui non abbiamo firmato. La Fp Cgil dialoga e discute con la parte datoriale, ma nell’interesse di chi rappresenta ovvero lavoratori e lavoratrici, senza timori reverenziali o tentennamenti a rivendicare il giusto”, concludono Di Marco e Fusari.