TERAMO – A seguito di una complessa ed approfondita attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Teramo e svolta in modo encomiabile dalla Compagnia Carabinieri di Teramo- N.O.R., è stata eseguita un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e, contestualmente una misura ablativa reale, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Teramo, su richiesta di questa Procura della Repubblica, per plurimi reati di usura, estorsione, tentata estorsione e di intestazione fittizia di un immobile ad una delle figlie dell’imprenditore usurato .

Le persone attinte dalla misura cautelare sono cinque, tutti di etnia rom, , tre uomini cui è stata applicata la custodia cautelare in carcere, e due donne cui è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari.

L’indagine è sorta a seguito della segnalazione del compimento di dette reiterate condotte criminose da parte dei familiari dell’imprenditore usurato.

L’attività di indagine permetteva, altresì, di accertare che gli indagati, allo scopo di ottenere il pagamento dei predetti interessi usurari, avevano minacciato sia telefonicamente che di persona l’intero nucleo familiare dell’imprenditore prospettando loro che, se non avessero pagato quanto promesso, avrebbero avuto gravi ripercussioni. In tal modo costringevano la vittima ad onorare, per quanto possibile, il debito assunto e, come già detto, a farsi assumere tutti fittiziamente (unitamente ad una sesta persona , convivente di uno degli indagati) così dando una parvenza di legalità alle somme di denaro via via estorte attraverso condotte che configuravano anche plurime truffe aggravate ai danni dell’INPS per decine di migliaia di euro.

Contestualmente, la Compagnia Carabinieri di Teramo- N.O.R.- unitamente alla Compagnia della Guardia di Finanza di Teramo, mediante una esemplare sinergia investigativa, proseguivano , sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, le indagini mediante accertamenti di natura patrimoniale che consentivano di verificare l’esistenza di un immobile abitato da due degli indagati attinti da misura, solo fittiziamente intestato alla figlia dell’imprenditore usurato , ma, di fatto, pienamente riconducibile ai due correi.

Questo ulteriore approfondimento investigativo , consentiva al PM procedente di richiedere ed ottenere dal Gip , il sequestro dell’abitazione di due degli indagati.

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