Giovedi 24 novembre alle ore 17:00 nella sala polifunzionale della Provincia si svolgerà la XII edizione del “Premio Annino Di Giacinto”, l’oscar dei teramani, che vuole essere un contributo alla crescita di Teramo. “Gutta cavat lapidem non vi, sed saepe cadendo”. Marcello Schillaci, l’ottimo “cantiniere” di Porta romana deve aver fatta sua questa locuzione latina. “La goccia scava la pietra, non con la forza ma col cadere spesso”. Mi è capitato di scriverlo tante volte: fare memoria è un dovere. E’ una responsabilità comune. Se fare memoria è un richiamo a non dimenticare, ricordare un cittadino teramano che ha onorato la sua città è ancora più doveroso. Per questo la città dovrebbe dire grazie a questo operatore culturale in senso lato che ancora una volta si è impegnato per stampare nella nostra mente e nel nostro cuore di teramani quei ricordi che sanno diventare motivi costanti di gioia, di verifica della nostra vita.
Il Premio Annino Di Giacinto che torna in città per l’ennesima volta ci aiuta a misurarci per invitare la città tutta a qualcosa di più grande. Questo premio alla Teramo “bella” alla Teramo “migliore” diventa anche un modo per ricordare gesti e parole per fare tesoro delle parole, dei ricordi, non solo per conservare una memoria di chi ha fatto bella la vittà, che ci commuove un pò, ma per comprendere meglio quanto è ricca la nostra città.
Il Premio Annino Di Giacinto è uno di questi momenti che fa memoria. Che ricorda. Che viene attribuito a personaggi teramani di spicco che si sono distinti anche a livello nazionale. Da 12 anni ha l’intento di gratificare quei teramani che hanno raggiunto risultati importanti nei diversi settori professionali, imprenditoriali, culturali, e onorare persone o istituzioni che in qualche modo si siano distinte nell’impegno sociale e civile in favore della città. E, con questo loro impegno straordinario, abbiano contribuito all’accrescimento e alla diffusione del prestigio di Teramo. L’iniziativa voluta, ideata e organizzata dal vulcanico Marcello Schillaci, re indiscusso della teramanità, mira a valorizzazione le migliori energie del nostro territorio, intende dunque disegnare – anno dopo anno – una mappa dell’eccellenza nella cultura, nella imprenditoria teramana, e nel campo dell’impegno sociale e civile, mettendo in luce la Teramo migliore e testimoniando, nonostante le difficoltà del momento, le potenzialità di una città ricca di testimoni importanti .
Il Premio per Annino è un premio che negli anni ha saputo imporsi nel panorama provinciale, dando lustro e visibilità a coloro che, nei vari settori, hanno dato un contributo sostanziale alla crescita di Teramo. Questo spirito di un’iniziativa, promossa da Marcello Schillaci nel contempo nasce per onorare la memoria di un concittadino che ha profuso il proprio impegno intellettuale ed artistico anche in ambito culturale e sociale. Ciascuna sezione del premio guarda infatti ad uno dei settori nel quale il maestro Annino ha rivolto la sua personalità . Con il desiderio di riscoprire il sentimento d’appartenenza ad una città che non dimentica i suoi figli migliori.
La ricordo bene quella notte tra il 1° e il 2 gennaio del 2009. Erano gli anni del capodanno in piazza. A Roma avevo organizzato il concerto di Antonello Venditti ai Fori Imperiali. Ero appena rientrato. Comincio a girare la voce della morte del grande ballerino e coreografo teramano Annino Di Giacinto. Stroncato da infarto. Nato a Teramo, e rimasto orfano, venne dato in adozione a Paolina Schillaci. Cresciuto con Marcello, titolare della Cantina di Porta Romana, e la sorella Angela, cominciò da subito a manifestare le due grandi passioni che scandirono la sua gioventù: il calcio e la danza. Come aspirante ballerino intraprese, dal 59 al 68, il percorso formativo offerto dalla scuola di danza accademica di Liliana Merlo, danzando diverse volte con la nota attrice e ballerina Mariella Converti. Alla fine degli anni 60 entrò nella scuola del Teatro dell’Opera di Roma all’epoca diretta da Attilia Radice, diventando nel giro di poco tempo primo ballerino del corpo di ballo. Di grande rilevanza l’incontro con Gino Bartali che riconoscendone doti e talento gli permise di accedere al mondo televisivo. Abbandonato definitivamente il calcio per il quale pure dimostrava di essere molto portato (gli venne proposto un provino con il Torino), ebbe il privilegio e la soddisfazione di danzare con personaggi della levatura di Nureyev a Carla Fracci, e di lavorare con grandi nomi della coreografia come Aurel Milloss. Ma Di Giacinto non era soltanto un grande danzatore. Ha lasciato un segno nell’arte e nella cultura anche come docente al liceo pedagogico “Milli” e all’Alberghiero “Di Poppa”.