C’è chi aderisce a Italia Viva (con il Partito di Renzi che parte dal 3,8%) e chi resta nel PD. Chi non vedeva l’ora di farlo e lo farà, chi vorrebbe farlo e riflette, chi vorrebbe farlo e non potrà, chi non lo farà. La situazione è di assoluto stand-by e non piace a chi vorrebbe vederci chiaro e comprendere se le dinamiche, nel centro sinistra, siano finalmente cambiate. Non lo sono, perché tranne rarissime eccezioni, chi dovrebbe e potrebbe esporsi rinuncia a farlo e chi dovrebbe dimettersi da tempo, dichiarando che lo farà, continua invece a restare imperterrito al proprio posto. Almeno per adesso. Insomma quel segno tangibile di una politica chiara e diversa, non c’è, ed è sempre la solita musica. Stonata, stucchevole e retrograda. Proviamo allora a leggere tra le righe dell’attuale situazione teramana: gli uomini più rappresentativi e dalla politica ancora attiva, stanno alla finestra: c’è chi lascia intendere che restare nel PD equivarrebbe a ribadire la propria coerenza e la cosa lo tenterebbe, ma non lo dice pubblicamente in attesa di scelte altrui e chi, sempre senza dichiararlo, prima di prendere la decisione definitiva “sfida”, nella corte del leader Matteo Renzi, la corrente avversa, avendo convinto in un amen gli amici del capoluogo. In fondo Italia Viva ed il suo leader potrebbero trovare facili “proseliti” sia tra i Ginobliani sia tra i Dalfonsiani di Teramo, in barba a chi sostiene che l’azione di Matteo Renzi disgregherà ulteriormente le forze del PD, nella realtà già disgregatesi. Paradossalmente, insomma, se potessero direbbero tutti di si, ma vi immaginate Ginoble, Pepe e Minosse con Mariani, tutti assieme, appassionatamente? Non andrà così, infatti. Peccato che perdano tempo, tutti. Speriamo, per loro, non soltanto quello.